Passa ai contenuti principali

Storie sull’amicizia: Ho perso tutto

Ho perso tutto

di
Alessandro Ghebreigziabiher

Ho perso tutto.
Ho perso davvero ogni cosa, quel giorno.
Che roba, se ci ripenso.
Uno di quei momenti che marcano il viaggio, senza scherzi.
Già era iniziata da schifo, diciamolo.

Alessandro Ghebreigziabiher
Lo sapevo che mi avrebbe bocciata, quella stronza, lo sapevo da mesi.
Ma sono idiota o cosa? Perché cavolo mi sono prenotata all’esame?
Lo so io, perché, è inutile che ci giriamo intorno.
Perché so di essere fortunata.
Ho culo, okay?
Tutti lo sanno, mamma lo dice da sempre e mio fratello non fa altro che ricordarmelo quando a lui dice male.
Bello? Non è mica colpa mia se sei nato sfigato, d’accordo?
Lo dico a voi tutti, anche. Non è giusto che ve la prendiate con chi ha avuto vantaggi dalla natura, va bene?
E’ la natura stessa, quella con cui dovete accanirvi, ci arrivate o cosa?
Diciamolo, io il bacio dalla cieca sorte l’ho avuto eccome.
Non lo dico io, lo dicono gli altri, okay?
Ho i social che friggono di like, cuoricini e, soprattutto, di inviti a connettersi in qualche modo con la sottoscritta.
Non s’è ancora capito?
Sono bella da far paura e non ho problemi a dirlo, anzi, scriverlo.
E vi fermo subito, okay?
A parte la recente débâcle universitaria, ho un QI incredibile.
Quindi sono spaventosamente bella e altrettanto intelligente.
E vi stoppo ancora, qualora vi soffermaste sull’ennesimo luogo comune.
Non sono neppure bella, intelligente, ma stronza.
Faccio volontariato una volta alla settimana, porto i cani di nonna a cagare due volte al giorno e aiuto quel demente di mio fratello con i compiti.
Eppure, quel giorno ho perso tutto, cavolo.
Con i nervi a fior di pelle, lascio l’aula e la strega che ha decretato la mia bocciatura, per andare a prendere il treno come al solito.
Cioè, non come al solito, mi rodeva e molto.
E cosa fa, quella?
Mi si appiccica come l’edera più perniciosa.
Cordelia… ma che cazzo di nome è?
E solo perché seguiamo i corsi insieme ad altre trecento persone, si è convinta che ci conosciamo.
Ma chi sei?
No, dico, ti vesti a cappero, della serie ti tuffi nell’armadio e vediamo un po’ quello che succede.

Ti trucchi anche peggio, ricoprendo la faccia con i tuoi scarabocchi.
Non è essere snob, mi seguite o cosa?
Per quanto il guardaroba sia scarno, al giorno d’oggi, una ragazza di vent’anni un minimo di attenzione a quello che indossa come fa a non averlo? E’ una sciatteria imperdonabile.
Così, mi si incolla sulla banchina e inizia a parlarmi.
Ma chi ti ha detto che voglio ascoltarti?
A che volume, poi!
Sembrava una reclusa che aveva fatto il voto del silenzio, finalmente libera di rovesciare le sue chiacchiere sul mondo.
Ho fatto questo, ho fatto quello, vorrei far questo, vorrei far quest’altro.
Ma cosa ti fa pensare che a qualcuno interessi?
Hanno preso tutti a fissarci, la sottoscritta e quell’assordante, ridicola creatura.
Solo in quel momento, ripensando alle lezioni, ho focalizzato meglio chi fosse.
Sta sempre sola, sta!
E ti credo…
A ogni modo, che mi combina, la stramba? A forza di starla a sentire, ho perso il treno!
Capite? Siete attenti o cosa?
Dopo la botta dell’esame andato male, ho perso il treno, il che ha comportato un'altra ora con la rompiballe…
Ho provato a dirle che avevo un po’ di mal di testa, e come ha reagito?
Ha aperto la borsetta mostrandomi un intero campionario di medicinali, sembrava un informatore farmaceutico, aveva di tutto e per tutto.
Non mi sono sorpresa, ovviamente.
Così, dopo altre chiacchiere assordanti, arriva il treno, mentre nel frattempo la folla in attesa si era fatta più numerosa del solito.
Per questo lo prendo prima, no?
A ogni modo, una volta a bordo scorgo un posto libero!
Perché io sono fortunata, ve l’ho detto.
Stavate a sentire o cosa?
Mi lancio a occuparlo, quando quella rottura umana mi afferra per il braccio, per continuare ad assillarmi con le sue farneticazioni, e vengo superata da un tizio con una cravatta che non era un pugno negli occhi, bensì due ferri roventi ad accecarli entrambi.
Quindi mi faccio due ore di viaggio, in piedi con Cordelia a strillarmi nell’orecchio roba incomprensibile.
Ora, sono una persona tollerante, chi mi conosce, lo sa.
Ma pure io ho i miei limiti, come tutti.
Così, dopo aver perso all’esame, perso il treno e perso il posto a sedere, perdo anche la pazienza e inveisco sulla tipa.
E che fa, quest’ultima?
Inizia a singhiozzare con un lamento atroce.
Tutto il treno prende a fissarmi con odio, come una crudele torturatrice colta sul fatto.
Allora, un po’ per compassione, e anche per darmi un contegno, inizio a consolare quella sciagura ambulante.
E cosa fa? Mi abbraccia come se fossi un orsacchiotto vivente!
Così mi soffochi, le dico, lasciami, ti prego, la imploro.
No, perché va detto. Io ho un figurino da sballo, basta leggere i commenti sulle mie svariate foto in rete, tutta roba originale, altro che photoshop, ma quella Cordelia…
E non mi venite a parlare di disfunzioni o roba congenita.
Nessuno vi obbliga a ingurgitarvi di immondizia, okay?
Altrimenti, siete masochiste o cosa?
Una volta liberata dalla mortale stretta, pensate che il tormento sia finito?
Ma neanche per sogno. La mia inaspettata compagna di viaggio si è soffiata il naso con un assurdo fazzoletto viola tirato fuori dalla borsa medica e poi ha ripreso a martellarmi.
All’istante dell’annuncio dell’arrivo alla mia fermata, un brivido mi ha gelato schiena e tutto il resto.
Mi sono ricordata, cazzo.
Cordelia non solo scende alla mia stazione, ma mi abita di fronte.
E come avrei fatto a memorizzarla? Chi, ripeto, chi può tenere a mente una matta del genere? Solo un amante degli incubi, ecco.
Perciò, a sera già inoltrata ci incamminiamo a piedi verso le comuni abitazioni, quando la frittata totale si completa.
A pochi metri da casa, il figlio dei nuovi vicini, lo strafigo con cui ci scambiamo sguardi da mesi, finalmente si decide a rivolgermi la parola.
Non è possibile, mi son detta allorché l’ho visto avvicinarsi sorridente.
Tutta questa sfiga in un solo giorno non l’ho mai vista.
Già, perché non appena il bellone inizia a parlare, cosa pensa bene di fare Cordelia?
Dopo un paio di rutti, rigetta tutto il pranzo sulla camicia del ragazzo, peraltro di un gusto sopraffino, il quale se ne va via imprecando a rotta di collo.
Indi per cui, dopo l’esame, il treno, il posto a sedere e la pazienza, ho perso anche una possibile storia d’amore.
E’ stata solo sfortuna o cosa?
Non lo so, e sapete la verità?

Non me ne frega nulla.
Perché in tutti questi anni, pure oggi, che ne ho quasi settanta, posso dire che Cordelia è stata ed è ancora.
La mia migliore amica.


Leggi altre storie sull'amicizia
Ascolta la mia canzone La libertà
Compra il mio ultimo libro, Tramonto, la favola del figlio di Buio e Luce
Guarda un estratto del mio ultimo spettacolo Curami
Iscriviti alla Newsletter

Commenti