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Visualizzazione dei post da gennaio, 2015

Storie di intercultura per bambini: la nave di Hasan

La nave di Hasan di Alessandro Ghebreigziabiher Questa è una strana storia. C'era una volta una bottiglia, una vecchia bottiglia. Nella bottiglia c'era dell'acqua. Sull'acqua galleggiava o, per meglio dire, ormeggiava un antico veliero, un finto veliero. Ciò nonostante, per un'assurda alchimia, quella nave aveva un equipaggio. Si trattava del capitano Hasan e della sua ciurma, un pugno di uomini che avrebbe seguito il proprio comandante in qualsiasi avventura e in ogni parte del mondo. Non si era mai vista tanta fedeltà fuori di quella bottiglia. Tuttavia la sorte voleva che il capitano, al contrario dei suoi uomini, sapesse della nave finta, e che di lì non si sarebbero mai mossi. Nondimeno, un po’ per non distruggere le illusioni dei marinai e un po’ per paura di perdere il ruolo di carismatico capitano, raccontava loro bugie a non finire. Prima di tutto, essendo l'unico a conoscere le carte e a saper usare gli strumenti di bordo, li avev

Racconto di un funerale

Racconto di un funerale di Alessandro Ghebreigziabiher Mario non era mai stato a un funerale. Non gli era mai morto nessuno, ad esser precisi. Nessuno di caro ad essere impietosi. Suo figlio Mattia, neanche due anni, aveva retto al silenzio sacrale del rito per soli cinque minuti, record assoluto e la mamma era stata costretta a condurlo all’esterno della chiesa, da vero buttafuori. E in fondo non l’aveva fatto così contro voglia. L’atmosfera era insopportabile, tipica di una cerimonia moderatamente classica: pianti sommessi e non, abiti sia sobri che eleganti come si conviene, strette di mano sentite e abbracci convulsi, perlomeno per quanto riguardava il contorno. Come in ogni rito che si rispetti, in ultima analisi. L’essenza, l’interessante, sola presenza degna di esser definita tale, era tutta intorno al feretro, ancora scoperto sulla vita appena spenta: un padre quasi impassibile e con gli occhi fissi al vuoto, oltre il gelido altare, oltre il sacerdote recitante, ol

Storia di fantascienza breve: Non smetteva di sorridere

Non smetteva di sorridere di Alessandro Ghebreigziabiher Quella domenica d’agosto rimarrà per sempre nella mia mente. Credetemi, all’inizio non avrei voluto per niente trovarmi lì. Eppure andavo avanti e ogni passo che facevo cresceva la voglia di quello seguente, che non avevo ancora fatto. C’era una strada, dritta, perfetta e liscia, era come camminare su una lama di una spada conficcata in un cuore, enorme e pulsante. Ed era questo che vedevo all’orizzonte o, meglio, era quella città, dove la strada mi conduceva inesorabilmente. Non ero stanco e nell’aria sentivo un odore gradevole, come di un blando deodorante per interni. La temperatura era piacevole, c’era un’aria fresca, quasi come quella condizionata di un centro commerciale appena sorto in una desolata e calda periferia. Il cielo azzurro sembrava così pulito da far desiderare una nuvola, anche minuscola, così, solo per aver qualcosa da guardare. Io cominciai solo in quel momento a considerare il mio abbigliamento.

Storie di ladri in casa