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Visualizzazione dei post da novembre, 2016

Le tre i

Le tre i di Alessandro Ghebreigziabiher Insegnante di lettere. Talvolta lo si diventa davvero volontariamente, malgrado tutto e tutti. Ma non si fa niente del tutto da soli, c’è sempre qualcuno, qualcosa, che nel momento cruciale ha dato una mano. Ha pronunciato le parole che servivano, riscaldato le emozioni necessarie. O, soltanto, era lì, al momento giusto. “Cosa vuoi fare dopo il liceo?” Chiese la prof al maturando. “ Riempi lo zaino del minimo indispensabile ”, esclamò la prima i, “ e monta sul primo treno, non importa dove, non conta chi, ma vai, prima che sia troppo tardi e parla con tutte le persone che incontri, stringi mani e assaggia colori, suoni e dolori. Lascia che la sofferenza ti invada, è l’unico modo per ammaliare sua signora la paura e derubarla dei doni che nasconde sotto il mantello .” “Ingegneria elettronica”, rispose invece il ragazzo, imitando la maggior parte degli studenti che l’avevano preceduto, a parte un detenuto in libera uscita apposit

Storie sui computer: Nessuno tocchi il virus

Nessuno tocchi il virus   di Alessandro Ghebreigziabiher “Che nessuno esca dal Desktop ”, esclamò con inevitabile tono autoritario l’infallibile guardiano. “Cosa succede, signor Antivirus ?” si fece avanti l’ editor di testo . “ Cosa succede ?” Ripeté facendo il verso l’altro. “Non avete sentito l’allarme?” “Io no, mi dispiace, stavo scrivendo…” “ Stava scrivendo. Programmi illusi e sognatori... non avete ancora capito che non siamo altro che strumenti nelle mani di chi vive davvero, là fuori.” “Come vuole lei, ma comunque non ho sentito.” “Cosa succede?” Si fece avanti il software per disegnare. “Eccone un altro... succede che c’è un virus tra noi, cribbio!” “Bene”, esclamò con la bava alla bocca il cestino . “Moltissimamente bene.” “Moltissimamente?” Saltò su l’antivirus. “Ma questo come parla?” “Lo deve capire”, spiegò il programma per scrivere. “E’ vero che assimila di tutto, ma non ha il tempo di vedere o capire cosa sia effettivamente entrato in lui.” “

Domani smettono

Domani smettono di Alessandro Ghebreigziabiher Novità : guarda il video o ascolta in versione Podcast In un giorno qualsiasi, lì, avanti, ovvero da qualche parte, sicché il tempo, come le storie, è tutto fuorché lineare. “Silenzio, prego”, disse il signor VHS, “stiamo per cominciare.” “Posso finire di fumare?” chiese la signorina Microonde dall’esterno della sala, in corridoio. “Fuma un altro po’ e vai in cenere”, osservò sempre pungente il vecchio Rasoio elettrico. “Mi dispiace”, rispose la videocassetta con tono inflessibile, malgrado l’espressione bonaria, “ma oggi i secondi sono preziosi per almeno uno tra noi.” Quindi spostò eloquentemente lo sguardo verso uno degli ospiti in prima fila. Costui era al suo primo incontro con gli EA, gli Elettrodomestici Anonimi . Prima di tutto, probabilmente a ragione, nel suo caso l’aggettivo domestico non lo riteneva affatto consono, visto il totale grado di mobilità che lo contraddistingueva. Secondo, come tutti i novizi

Ho perso ancora una volta

Ho perso ancora una volta di Alessandro Ghebreigziabiher Una gara. Questa era diventata la nostra serata di dopo estate . Questa era diventata gran parte della nostra comune esistenza, a dirla tutta. Solo che allora non lo capivo. Ovvero, volevo solo vincere, tutto il resto passava in secondo piano. Ma che dico? Passava e scompariva, portandosi via tutto. La cosa era iniziata per gioco, come capita talvolta alle storie d’amore più profonde e sovente alle abitudini più deprecabili. La prima era stata Teresa, con il suo cellulare di perenne ultima generazione, che era sempre più ultima della tua. Ma il mio devo ancora comprarlo , avresti potuto obiettare. E lei, senza sprecar fiato, avrebbe potuto replicare limitandosi ad aprire la borsetta e mostrare la pubblica, demoralizzante evidenza della tua inevitabile sconfitta. Per quanto avanzato fosse stato il tuo telefonino, lei avrebbe avuto tra le mani la versione migliore, non ancora in commercio, in esclusiva per l

Racconti fantastici: I mostri non esistono

I mostri non esistono di Alessandro Ghebreigziabiher Tutto iniziò con un verso spaventoso e spaventato nella notte. Come un grido. Già, come il grido di un figlio. Leggi pure come il meno ignorabile tra i suoni della vita. “Vado io”, disegnò con gli occhi lei. “D’accordo”, sembrò replicare lui, forse non sveglio del tutto. Lei abbandonò il giaciglio e si mosse con una rapidità impressionante, malgrado le leggi della fisica e, soprattutto, l’opinione della bilancia. Miracolo possibile unicamente truccando la gara tramite il famigerato doping. Ovvero, ordinaria amministrazione, nel caso tu sia madre. “Cosa è successo?” chiese quest’ultima al piccolo. L’autore dell’urlo che aveva improvvisamente interrotto il riposo della famiglia tremava come la classica foglia e aveva gli occhi a dir poco sgranati. La mamma si ricordò all’istante uno dei tanti segreti del magico legame che lo legava a quella creatura ancora troppo fragile e la strinse a sé. Eccoci, pensò in qu