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Visualizzazione dei post da maggio, 2017

Storie di ragazzi: Via d’uscita

Via d'uscita di Alessandro Ghebreigziabiher “Ciao, Claudio.” “Ciao a te, Adele.” Pausa imbarazzata barra prendi tempo. “E’ strano vederti qui, in comitiva.” “Già, lo è anche per me.” “Cosa?” “Vedermi qui. Anche vedere te, eh? Ma non che tua sia strana, chiaro? E’ strano il vederti, non te. Non mi permetterei mai…” Provvidenziale risata condivisa e sciogli tensione. “Hai fatto bene, comunque. Te ne stai sempre chiuso in casa con la play …” “E’ vero.” “E come mai sei qui, oggi?” “E’ colpa di un gioco.” Merito , ovvero dicesi intervento specificante non richiesto, tipico dello scrittore invadente. “Raccontami, sono curiosa, anche se non ci capisco nulla.” “D’accordo, se proprio vuoi.” “Lo voglio.” Seconda pausa imbarazzata, ma solo da una parte, riconoscibile per la maggiore intensità di rosso sulle gote. “Allora, erano settimane che stavo incollato al monitor, giorno e notte, incastrato in questo quadro assurdo. Ero bloccato, avevo provato di tutto, an

Storie con morale: il paese del non detto

Il paese del non detto di Alessandro Ghebreigziabiher C’era una volta, e c’è ancora, il paese del non detto . Dove tutti parlano ma nessuno dice. Dove tutti ascoltano ma nessuno ricorda. Il non detto. Ma tale luogo è molto più vasto di quel che sembri. E all’interno di esso vi è un altro paese. Quello del non espresso . Con emozioni, nel breve. Con sentimenti, nel tragitto lungo. Con entrambi, in entrambi. Eppure, si grida e si piange. Si litiga e ci si nasconde. Ma sempre fuori contesto. Tuttavia, il paese del non espresso è anch’esso più grande di quel che ti aspetti. Perché dentro ve n’è un altro. Il paese del non condiviso . Il più contraddittorio dei precedenti, a dirla tutta. Perché malgrado il frenetico passamano di quintali di parole e vibrazioni del cuore, o della pancia, sia incessante, allorché ti recassi a pesare il tutto, la bilancia ti osserverebbe con occhi increduli e la fronte aggrottata di perplessità. Come dire, perché chiedi il mio ai

Storie di immigrati: Il paese dei senza nome

Il paese dei senza nome di Alessandro Ghebreigziabiher C’era una volta il paese dei senza nome . Delle creature dalle facce tutte uguali nella stretta inquadratura delle anime dal cuore miope. Perché è risaputo, se dai un nome a una cosa, poi ti ci affezioni. E allora tutto diventa più complicato. Ci si confonde, ovvero ci si fa delle domande. E non sia mai che qualcuno indovini la risposta giusta. Perciò, per non correr rischi, si tolse ancora qualcosa ai senza nome . Che diventarono anche senza emozioni . Figure indefinite e inerti, come immobili caricature in una foto o in una approssimata storia, una di quelle narrate di fretta, solo perché si devono raccontare, giammai per il piacere di farlo. E allora, se non provano alcunché, perché preoccuparsi? Perché struggersi se son come giocattoli? Laddove si rompano, si aggiustano, o al meglio se ne comprano altri. Altrimenti, ci si potrebbe immedesimare, strada tra le più perigliose, al giorno d’oggi. Con la t

Storie di adolescenti: Corrado il pazzo

Corrado il pazzo di Alessandro Ghebreigziabiher Da qualche parte, laggiù, in un probabile futuro . “Signora, buongiorno.” “Si fa per dire, dottore… qui non si va di male in peggio, ma di peggio in peggio. Mi sembra di rotolare da una scala e scoprire a ogni tonfo che esiste un ennesimo scalino verso il basso…” “Su, non la prenda così, guardi che ho buone notizie.” “Sarà. Mio marito e io non ce la facciamo più, mi creda. Le abbiamo provate tutte, fino alla soluzione estrema , che lei sa.” “A questo proposito…” “No, dico, a Corrado gli abbiamo comprato di tutto. A dodici anni non avevo neppure il mio primo telecomando telepatico per la tv, ma si rende conto? Abbiamo speso una fortuna. Il computer neuronale che si connette senza fili, ripeto, senza fili, ha presente? Con tutti i programmi emozionali , ha visto la pubblicità?” “Certo, ma riguardo a…” “Può ridere a crepapelle quando gli va o rilassarsi se preferisce calmarsi un po’, gli basta accendere il pc e lanci

Storie per riflettere: Io sono, quindi esisto

Io sono, quindi esisto di Alessandro Ghebreigziabiher Io sono. Quindi esisto. E’ questo che vuol dire. Ecco perché ho bisogno di dirlo. Di scriverlo e di leggerlo. Perché in questa storia corro continuamente il rischio di convincermi del contrario. Cosa sono, allora? Sono un abitante lontano che vive vicino. A te, e a molti altri. Che ruba al massimo qualche secondo del tempo che si nutre di velocità. Che occupa minuscole porzioni di mondo, malgrado sembrino interi continenti nei racconti più urlati. Più temuti. Maggiormente sfruttati. Sono un’interruzione dei consueti programmi. L’intervallo meno rilevante che esista. Tra un tempo e l’altro che sono divenuti identici. Sono il canale in cui ti imbatti quando pigi per errore un tasto a caso del telecomando. Disturbando un’emozione con un’altra. Sono un attore senza copione che vaga da un set all’altro. In attesa che la sua battuta venga ascoltata. Sono il pesce che vive nell’acquario da ancor prima che