Il paese delle leggi dannate di Alessandro Ghebreigziabiher “Salve”, fa il nuovo arrivato, “io sono una legge.” “Certo che lo sei”, risponde l’altro all’ingresso, “qua tutti lo siamo.” “Perché sono qui?” Domanda il primo. “E, soprattutto, dov’è, qui ?” “Seguimi”, lo invita l’altro precedendolo all’interno del paese ove tutti loro, prima o poi, finiscono. “Vedi colui che cammina a stento lungo l’erta salita?” “Sì, lo vedo bene. Ma perché ha catene ai piedi e alle mani?” “Perché lui è la legge che permetteva agli uomini di creare schiavi, per poi venderli e comprarli come se fossero merci.” Perché c’è stato un tempo in cui tutto ciò era legale , la silente nota di contrappunto. Pochi passi e altra inevitabile domanda. “E chi è quel poveretto, immobile nella piazza, con le braccia legate dietro la schiena e le caviglie altrettanto serrate?” “Lui è la legge che proibiva alle donne di votare e di parlare in pubblico, di farsi eleggere e di intraprendere qualsiasi altr
di Alessandro Ghebreigziabiher, scrittore, drammaturgo, attore e regista teatrale