Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da ottobre, 2018

Il paese delle leggi dannate

Il paese delle leggi dannate di Alessandro Ghebreigziabiher “Salve”, fa il nuovo arrivato, “io sono una legge.” “Certo che lo sei”, risponde l’altro all’ingresso, “qua tutti lo siamo.” “Perché sono qui?” Domanda il primo. “E, soprattutto, dov’è, qui ?” “Seguimi”, lo invita l’altro precedendolo all’interno del paese ove tutti loro, prima o poi, finiscono. “Vedi colui che cammina a stento lungo l’erta salita?” “Sì, lo vedo bene. Ma perché ha catene ai piedi e alle mani?” “Perché lui è la legge che permetteva agli uomini di creare schiavi, per poi venderli e comprarli come se fossero merci.” Perché c’è stato un tempo in cui tutto ciò era legale , la silente nota di contrappunto. Pochi passi e altra inevitabile domanda. “E chi è quel poveretto, immobile nella piazza, con le braccia legate dietro la schiena e le caviglie altrettanto serrate?” “Lui è la legge che proibiva alle donne di votare e di parlare in pubblico, di farsi eleggere e di intraprendere qualsiasi altr

Badante

Badante di Alessandro Ghebreigziabiher La donna era disperata e confusa. C’era qualcosa di sbagliato, in tutto ciò, le sussurrava la ragione. Ma si sa, per molti, troppi, di questo mondo, la razionalità è un bagaglio troppo ingombrante da portarsi in viaggio. Paolo le sorrideva, mentre gattonava nella stanza, malgrado il verbo non le sembrasse esatto, come tanti della lingua che aveva dovuto imparare per necessità e per amore del futuro. Il bambino di appena dieci mesi con cui viveva la maggior parte della propria quotidianità non pareva affatto un gatto, mentre misurava le distanze della sua cameretta. La sua andatura a carponi non aveva l’eleganza e la sinuosità dei felini. Non le sembrava neppure fiero e guardingo, come molti tra loro. Il bimbo che le permetteva di mangiare, in una perfetta donazione reciproca, era simpaticamente goffo nei movimenti, ma perché sopraffatto da una quanto mai sana curiosità dell’ignoto oltre il centimetro che lo divideva dall’infini

La vera storia dell’uomo che inventò Internet

La vera storia dell’uomo che inventò Internet di Alessandro Ghebreigziabiher Quanta Storia vera ricordiamo. E di quanta, menzognera, ne dovremmo fare a meno. Al contempo, quante piccole, inverosimili, ma reali storie ignoriamo. Alla stregua dei nomi di tutti coloro che, inconsapevolmente, scoprirono qualcosa di notevole. Nel luogo o tempo sbagliato. Come l’uomo che inventò internet . Senza saperlo. C’era una volta, quindi, molto tempo fa, un’isola remota del pacifico. Nell’isola remota viveva una comunità di umani. Rimaniamo sul generico, così tutti si sentiranno coinvolti e nessuno verrà esiliato al di là del muro. La comunità di umani dell’isola remota amava definirsi tribù . Io avrei voluto dirlo dall’inizio, ma temevo di evocare i soliti squalificanti luoghi comuni, ovvero dei selvaggi , a corpo scoperto e con le capanne intorno al fuoco. Ecco, in effetti c’era tutto questo, a dir la verità, ma non nell’accezione sminuente di cui sopra. I nostri erano se

Il gioco della vita

Il gioco della vita di Alessandro Ghebreigziabiher   In un futuro lontano quanto vicino… “Caspita”, fa il giovane sollevando del tutto le palpebre, “mi sa che ha funzionato...” “Cosa?” Il nostro sobbalza, in quanto non aveva scorto il tizio sulla soglia della strana stanza. “Chi è lei?” “Il suo amministratore, signore”, risponde l’uomo, pantaloni neri e cravatta del medesimo colore su una camicia perfino più bianca e impeccabile delle pareti sullo sfondo. “Cos’è che ha funzionato?” “La macchina del tempo… perché questo è il futuro, giusto?” “Dipende da cosa lei intenda per passato, signore.” “Prego?” “Niente, lasci perdere, si preoccupi del gioco, piuttosto.” “Quale gioco?” “Che domande, signore: il gioco della vita .” In quel momento il ragazzo mette a fuoco alcuni aspetti tutt’altro che trascurabili. Malgrado si trovi sulla medesima sedia da PC dalla quale aveva effettuato l’avveniristico salto temporale, innanzi a lui non c’è più quest’ultimo, bensì un