Il più bel regalo di Natale di Alessandro Ghebreigziabiher C’erano una volta le feste. Puntuali come i ceffoni, quando le bottiglie erano ormai tutte vuote. Poveri grandi. Vanno capiti, devi capirli, altrimenti sei tu quello che diviene incomprensibile. E questo non è giusto. A tredici anni non lo è. Anche questo, no, dai. Che poi, la sorte era stata malevola fin dall’inizio. Quale specie di sadismo arriva a imprimere siffatto nome sulla fronte di un’anima destinata a un’adolescenza segnata da privazioni, laddove le esistenze coetanee godano di luci e sorrisi. Natale . Ebbene sì, il ragazzino si chiamava Natale e sarebbe bastato questo per odiare quest’ultimo. La festività, ovviamente, non se stesso. E sarebbe bastato nel senso che se lo sarebbe fatto bastare, ecco. Ma poi il racconto era andato avanti e l’insopportabile contraddizione si era fatta ogni anno più assordante. Come il colossale ditone di un crudele gigante dal beffardo ghigno che insista non solo...