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Visualizzazione dei post da settembre, 2018

La coppia perfetta

La coppia perfetta di Alessandro Ghebreigziabiher “Allora, bambini”, esclama la maestra, “siete finalmente arrivati in quinta, l’anno prossimo si va alle medie.” La donna fa una carrellata degli alunni, dei volti, degli occhi e del disegno del sorriso, più o meno entusiasta. La ragione è banale, poiché l’anno venturo, ma che dico, ogni istante che attende le giovani vite a lei affidate si tinge di tonalità emotive di un'eterogeneità assoluta. C’è chi attende con ansia il pomeriggio imminente, perché finalmente incontrerà suo cugino, fresco di natalità e pianti, e pannolini, e latte in polvere… e per fortuna che ci siamo già passati, pensa con sollievo l’insegnante. Al contempo, tra gli altri, c’è chi aspetta la ricreazione per gustarsi la pizzetta al pomodoro strappata alla mamma, tra una merendina biologica e l’altra, e chi invece non vorrebbe mai tornare a casa, a meno che accompagnato da tutti gli Avengers, Harry Potter e Jack Sparrow messi insieme, ma andrebbe b

Cose che servono e che non servono

Cose che servono e che non servono di Alessandro Ghebreigziabiher Perché porti i braccialetti a tavola? Chiede zia. Mamma sorride, papà scuote la testa. Non servono, fa il nonno. A sette anni non ti servono quelle cose, Sara. Mamma ora ride, anche zia, pure zio. E papà scuote sempre la testa. Parla lui, con quella roba sulla faccia… Perché io sono attenta alle… come si dice quella parola difficile che ha spiegato la maestra l’altro giorno? Un attimo, che l’ho scritta sul quaderno che mi ha regalato mio fratello, vado a leggere. Qui ci scrivi le parole che non capisci e che ti piacciono, ha spiegato Andrea. Ecco… trovata: contraddizioni . Mi piace molto, infatti. Vuol dire che una cosa non c’entra con l’altra, sono pure contrarie, eppure stanno insieme, vicine, fate voi. Le contraddizioni sono pericolose? Ha chiesto a scuola Fabio, proprio quello che si chiama Fabio, ma è cinese, da non confondersi con l’altro Fabio che… non so da dove venga, ma non è cinese, proprio no.

Sono libero e ora lo so

Sono libero e ora lo so di Alessandro Ghebreigziabiher Devo guardare avanti e se lo faccio non posso che gioire. Sono uno di quelli , già. Obbligato dalla storia a tenere lo sguardo fisso all’orizzonte. Il passato mi deprime, il futuro è tutto. Ma poi ci penso con più attenzione, magari coinvolgendo nell’intima conversazione anche il cuore e capisco che ciò che mi attende lì davanti deve molto a quel che è stato. Sono libero, quindi. Niente di speciale, ma fa comunque effetto dirlo. Fa bene, più di ogni altra cosa, rammentarne le ragioni, per quanto banali. Sono libero perché ho un cervello tutto mio. E finalmente, come tale, me ne avvalgo perseguendo felicità e sogni solo miei. Posso capire le cose scegliendo quali e quando. Posso permettermi di sbagliare senza sentirmi vecchio o poco aggiornato. Posso anche smettere, in qualsiasi istante, di analizzare e misurare il mondo con cui entro in contatto. Posso persino rimanere in silenzio, fermo, dimenticato nel