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Visualizzazione dei post da settembre, 2017

Piera e l’alba dei vivi morenti

Piera e l’alba dei vivi morenti di Alessandro Ghebreigziabiher Memorabile, è stato memorabile. Non faccio che ripetermelo, sapete? Come se avessi uno sfrenato bisogno di ricordarmi che stavolta gli aggettivi godono come di una fondatezza particolare. Mi capiterà altre volte di dirlo. Memorabile , già. Ma questa volta è l’occasione in cui ogni parola si merita la lode. A ogni modo, non mi sono ancora presentata. Mi chiamo Piera e non sopporto il nero, sapete? Mi butta giù, che volete farci, dipendo dalle tonalità più gradevoli. E non è solo una questione di colori. Non riesco a iniziare la giornata se non metto su una canzoncina allegra, leggera come le note più banali e le rime più facili da pronunciare, ma qual è il problema? Esatto, non sapete qual è, perché non c’è, tutto deve filare liscio. Finché è arrivato Claudio. Ovvero, il primo ad arrivare è stato Sergio, ma è anche stato il primo ad andarsene. Subito dopo Claudio, s’intende. Molti dicono che è div

Le due madri

Le due madri di Alessandro Ghebreigziabiher “Giovanni, siete pazzi? Ditemelo che siete impazziti tutti e mi regolo di conseguenza. Gestisco un’equipe di disturbati mentali, ne prendo atto.” “Non siamo pazzi, dottoressa, che le devo dire? Io le riporto i fatti, più di questo che posso fare?” “Allora siete dei criminali, è così? Perché qui passiamo i guai, Giovanni, io con lei. Qui finiamo sui giornali, maledetta me.” “Ma no, dottoressa, cosa c’entra lei…” “Eh, certo, lo so bene che io non c’entro, crede forse che abbia bisogno che me lo ricordi?” “Non glielo ricordo, è chiaro, dottoressa.” “Giovanni… mi prende in giro? Ci siamo perse due pazienti e lei si mette a scherzare?” “Due donne a fine gravidanza, per giunta.” “Crede forse che non lo sappia, Giovanni? Ho capito, non siete né pazzi e neppure criminali, solo deficienti, maledetta me…” “Ma no, dottoressa…” “Giovanni, le ho già detto che lo so da me che io non c’entro.” “No… intendevo che non siamo deficienti

Storie di scuola al contrario

Storie di scuola al contrario di Alessandro Ghebreigziabiher Ti ho capito, figlia mia, recepito il messaggio. Papà è lento, me ne rendo conto, ma poi ci arriva. Perché ti scrivo invece di parlarti a voce? Be’, pure tu hai usato una pagina per comunicare, mi sembrava la scelta migliore, ecco. E non riprendermi perché dico troppe volte ecco alla fine della frase. Se lo dico, lo scrivo, ecco. Sono coerente. Se non capisco, lo ammetto, insomma. Che ne dici di insomma , ti sembra meno pedante? Cosa vuol dire pedante , ti starai chiedendo, me lo immagino. A undici anni puoi essere sveglia quanto ti pare, ma presumo che ci siano ancora parole di cui ignori il significato. Lascia perdere il dizionario, okay? Sto cercando di scusarmi. Ecco e insomma. Ora però ho capito, Valeria, a differenza della tua maestra, con cui ho parlato oggi pomeriggio, al ricevimento. Poverina, come avrebbe potuto? Senza aver visto il primo tempo del film, come riesci a comprendere il fina

Storia di una ragazza delle favole

Storia di una ragazza delle favole di Alessandro Ghebreigziabiher Dicono di uscire di casa, lo ripetono tutti, è un mantra, monotono come i finali scontati. Ovviamente, tra essi, spicca il suo , di assolo. Mamma, lo farei solo per te, se ci riuscissi. Solo per te . Cosa non si farebbe per i propri genitori, eh? Il fatto è che laddove l’amore reciproco sia l’unica, vera malattia, forse guarire dovrebbe essere più facile. Ma come la mettiamo in caso qualcuno – la sottoscritta – si ritrovi a scoprire di essere più affezionata al dentro che al di fuori delle cose? "Amelia", dice spesso papà, "non sai cosa ti perdi." Babbo, ripeto puntualmente dentro di me. Non sai cosa ti perdi tu, di me, che ancora non sono riuscita a capire io per prima. "Non devi aver fretta", sentenzia nonna con la sua proverbiale lentezza nel parlare, giammai nel mangiare. Grassa com’è, abbiamo dovuto comprare una poltrona con gli ammortizzatori di una Ferrari app