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Visualizzazione dei post da ottobre, 2017

Le finestre di Mattia

Le finestre di Mattia di Alessandro Ghebreigziabiher L’aspettativa generale era al minimo. L’attenzione dei presenti, perlomeno secondo registro, era ancora più esigua, dalla cattedra sino alle zone più torbide oltre gli ultimi banchi, dove la curiosità si desta unicamente per l’originalità dell’evento. Giammai per lo scontato, soprattutto laddove il protagonista di turno è storicamente inadatto a recitar nel ruolo vincente. Nondimeno, disattendendo ogni pronostico, Mattia era vispo. Incoscientemente tale, d’accordo, come potrebbe esserlo solo una comparsa che finalmente abbia trovato cosa dire. “Prego”, fece stancamente l’insegnante di informatica, “spiega pure ai tuoi compagni il capitolo che avevate per casa.” Di seguito sbadigli in quantità industriale e assenza d’occhi e orecchie da far crollare sicurezze financo nel più navigato abitante delle scene. Nondimeno, talora capita che queste ultime siano solcate da creature che non sono lì per ricever applausi e lo

Amica di caduta

Amica di caduta di Alessandro Ghebreigziabiher Teresa, esci un po’, stai sempre davanti a uno schermo, piccolo o grande che sia . Hanno ragione, e come si potrebbe negarlo? Vuoi mettere? Vuoi mettere a confronto la vita vera con la mia? Così, dopo la delusione che sapete, di cui non parlo, perché gli ho già dato troppa importanza, a meno che non vi interessi risentirla e allora… che faccio, ne parlo? Un’altra volta, vero? Sei testarda, Teresa, ti fissi sulle cose e non ti smuovi da lì e dallo schermo, piccolo o grande che sia , eccetera. Ma io devo sapere, devo assolutamente vedere. Vedere cosa scrive sul suo profilo quel brutto figlio di… Ne sto parlando comunque, vero? Così, ho spento tutto e sono uscita. Quel sabato, quel meraviglioso , impagabile , maledetto sabato. Teresa, hai i capelli troppo lunghi, ma come fai ad andare in giro così? Non ti si può vedere , dice quella. Mi sono bloccata sul posto, poi mi sono voltata, e spedita son tornata a casa, olt

L'appuntamento di Maria

L’appuntamento di Maria di Alessandro Ghebreigziabiher   Nel futuro… Maria, ci vediamo nel futuro, hai detto. Sì, hai ragione, davvero. Peccato che la cosa più giusta tu l’abbia detta alla fine, però. Sei timido, mi avvertirono. Quindi non è che mi aspettassi nulla di emozionante o spiazzante, soprattutto all’inizio. Sono timida, mi dicono. Quindi non è che avresti potuto aspettarti qualcosa di diverso. Di quel che è stato. Alle otto, hai proposto, ci vediamo alle otto da te. Alle otto e qualcosa in più, ho pensato, sommando a mente il rituale e inevitabile ritardo. Da me. Sono entrambi timidi, hanno osservato in molti, tra amici, simpatizzanti o semplici spettatori di una possibile, avvincente storia d’amore. Speriamo che non vadano troppo per le lunghe, avranno aggiunto alcuni. Tuttavia, il tempo è relativo, come insegna il genio, ma il sentimento dà il suo meglio in un istante, precisa il poeta e tu hai scelto il domani, a scapito dell’oggi. Hai tirato

Il super potere di Franchino

Il super potere di Franchino di Alessandro Ghebreigziabiher No, caro diario , no. Non è un diario, questo. Non è la pagina per un giorno, da dimenticare e poi sforzarsi di ricordare, qualora servirà. Le parole che scrivo ora, sono per sempre. Per me. Franchino … Ho tredici anni, quando la smetterete di chiamarmi così? Quando la smetterò, di pensarmi così? Per non parlare del resto. Anzi, no, parliamone, siamo qui per questo, giusto? Parliamo del dolore, non delle ferite. Le botte fanno male, sempre, certe di volte di più, altre meno. Ma il dolore resta, sopravvive alle tracce del suo passaggio sulla pelle, scivola giù, affonda e non si ferma finché non trova qualcosa di abbastanza grande da contenere tutto. Il cuore, dicono alcuni, altri la pancia. Per me è la testa. Da oggi, lo so da oggi. Per questo, scrivo. Per questo, scriverò. Non un diario, l’ho detto all’inizio e lo ripeto. Questo è per me. Caro me , quindi, avrei dovuto iniziare così. Caro me,