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Le finestre di Mattia

Le finestre di Mattia

di
Alessandro Ghebreigziabiher


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L’aspettativa generale era al minimo.
L’attenzione dei presenti, perlomeno secondo registro, era ancora più esigua, dalla cattedra fino alle zone più torbide agli ultimi banchi, dove la curiosità si desta unicamente per l’originalità dell’evento. Giammai per ciò che venga ritenuto scontato, soprattutto laddove il protagonista di turno sia storicamente inadatto a recitare il ruolo del vincente.

Alessandro Ghebreigziabiher
Nondimeno, disattendendo ogni pronostico, Mattia era vispo.
Incoscientemente tale, d’accordo, come potrebbe esserlo solo una comparsa che finalmente abbia trovato cosa dire.
“Prego”, fece stancamente l’insegnante di informatica, “spiega pure ai tuoi compagni il capitolo che avevate per casa.”
Di seguito sbadigli in quantità industriale e indifferenza d’occhi e orecchie da far crollare sicurezze perfino nel più navigato abitante delle scene teatrali.
D'altra parte, talvolta capita che queste ultime siano solcate da creature che non sono lì per ricevere applausi o lodi.
Sono lì e basta.
Per la prima volta nella loro seppur breve esistenza, ci sono.
Mattia si schiarì la voce e iniziò.
“Si accende in un attimo, non ci vuole molto, bisogna volerlo, altrimenti è uno spreco di tempo e di noi.
“Subito dopo lo spazio a disposizione si illumina, mostrandoci il disegno che abbiamo scelto.
“Ciò che desideriamo vedere per primo, ogni volta, quando cominciamo a usarla.
“Esatto, usarla, perché di questo si tratta. Di uno straordinario strumento nelle nostre mani, un’occasione irripetibile, un prezioso dono per riceverne e farne altrettanti.
“Tuttavia, è anche un’infinità di altre cose e questo dipende solo da noi.
“Da volontà e coraggio, certo, ma anche da emozioni e sentimenti. Tra tutti, l’amore per il tempo che abbiamo da riempire con lei.
“In fin dei conti, è l’unico tempo davvero nostro.
“È una macchina per viaggiare in quest’ultimo, con cui salvare istanti e colori, aggiungerne di propri e rendere la realtà meno se stessa, per non soffrire invano, e dar tregua al cuore.
“È
più di ogni altra cosa una finestra sul mondo che non vedrai mai a occhio nudo.
“Alcuni sostengono che sia un male, altri un bene.
“Altri ancora non si pongono affatto il problema, e un po’ per solitudine, o semplice affetto per l'atto in sé, ne disegnano all’interno altrettante.
“Finestre che aprono finestre che ne liberano altre ancora, senza tregua.
“Senza timore, non più.
“E ogni tanto il miracolo si avvera.
“Il vetro si fa specchio e ti senti finalmente meno solo, più vivo.
“È in quel momento che capisci appieno che questa possibilità non ti è stata offerta per fuggire dal prossimo.
“Tutt’altro.”
Il crescendo di sguardi interessati e corpi protesi verso l’inaspettato protagonista del palcoscenico scolastico era stato quanto mai repentino.
Il normalizzatore in campo, per legge più che vocazione, si sentì in dovere di sottolineare il gesto.
“Bravo, Mattia
”, fece il professore, ottimo. Complimenti per la tua… diciamo, particolare, ma appassionata descrizione. C’è solo una cosa che non ho compreso. Parlando del personal computer e di Windows, con quei metaforici riferimenti al monitor, internet e i social network, perché ti sei espresso al femminile?”
Mattia sorrise.
Sapeva già che non sarebbe stata la prima volta.
Di veder fraintesa.
La sua.
Fantasia...


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