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Visualizzazione dei post da febbraio, 2017

Storie di ragazze: La faccio finita

La faccio finita di Alessandro Ghebreigziabiher La . Faccio . Finita . Eva digitò le tre parole e si apprestò a chiudere. Potremmo aggiungere il sipario , per darci un tono teatrale, giustappunto, ma presumo sia più onesto dirla tutta per ciò che è. Eva era pronta a chiudere ogni cosa e gli ultimi tre insiemi di lettere che lasciava alle spalle rappresentavano un commiato perfetto. Malgrado unite dicessero tutto quel che c’era da dire, le singole parole erano semplici e banali, se prese da sole. Esattamente come la ragazzina vedeva se stessa. Tuttavia, non aveva idea di quanto la scena lo fosse, perfetta. “Ci conosciamo?” Altre due parole, non sue, in una domanda di poco conto per chi è sul finire del giorno, l’ultimo. Ciò nonostante, era il nome del mittente a lasciarla perplessa. “Non credo”, rispose Eva. “E allora perché mi hai taggato ?” “Non ti ho taggato.” “Sì che l’hai fatto.” “Ti sbagli, ci dev’essere stato un errore.” “No, nessun errore, hai tagg

Storie sulla vita: quanto mi resta?

Quanto mi resta? di Alessandro Ghebreigziabiher “Quanto mi resta?” chiese lui, con voce a dir poco spaventata. “Non lo so”, disse lei, non meno agitata. “Come faccio a risponderti?” “Non voglio lasciarti sola…” “Neppure io, cosa credi? E poi, come fai a esser certo che te ne andrai per primo?” “Lo sento.” “See…” “Ti dico di sì, vedrai che sarà così.” “Sarà come dici tu.” “Ho paura.” “Pure io.” “Io di più.” “Perché?” “Perché vorrei restare con te per sempre, qui.” “Anche io…” “Ho paura che dall’altra parte non ci sia nulla.” “Lo so, pure io ci penso, ogni tanto.” “E la cosa non ti terrorizza?” “Certo, sono fatta di carne come te, ma…” “Ma cosa?” “Ma considera se invece saremo ancora insieme, io e te, a cosa sarà servito lamentarsi ora?” “Hai ragione, ma queste sono solo parole. Io mi fermo a pensare e mi figuro altre miliardi di possibilità oltre al nulla e non sono meno terrificanti.” “Per esempio?” “Per esempio, immagina che ci sia qualcosa, che n

Storie di bambini: voltati

Voltati di Alessandro Ghebreigziabiher “Voltati, caro”, fa Annalisa, sua moglie, ma invano. “Solo un attimo”, risponde difatti Amedeo, senza smettere di mostrare la solita schiena, la consueta nuca, gli ormai radi capelli e le immancabili spalle contratte, a causa delle braccia irrigidite e obbligate a seguire le mani, frenetiche su di lui , sua maestà il cellulare. La stanza è quella grande, come la chiama Stefania, la figlia maggiore, sedici anni, detta anche colei che ora non si limita più a far domande. Adesso ha qualche risposta al suo arco e non manca mai di centrare il bersaglio preferito dalle giovani della sua età. “Tanto è inutile, mamma”, osserva con paradossale tono materno, “da lì non lo smuovi neanche con il terremoto. L’altro giorno il lampadario ballava e ci stava proprio sotto, ma dove credi che guardassero i suoi occhietti?” “Non ti permettere di prendere in giro tuo padre”, l’ammonisce Giuliana, la nonna paterna, “lavora tanto e lo sai.” “Ma non

Storie sui libri: gli spiriti deboli

Gli spiriti deboli di Alessandro Ghebreigziabiher Da qualche parte, là fuori, ovvero oltre i confini di un’immaginazione addomesticata, esistono altri mondi, oggettivamente diversi dal nostro, talvolta troppo innocui per essere riconosciuti come tali, spesso troppo belli per essere ritenuti veri. La maggior parte di essi sono temuti, qualora ancora sconosciuti ai più e l’invasione della nostra vulnerabile esistenza è uno dei pericoli maggiormente paventati. Ebbene, in uno dei rari casi dove i timori sono più che fondati, ha inizio questa storia. Per la precisione, nella cella di una prigione. All’interno di essa ci sono tre spiriti. Tre disonorevoli membri della tenebrosa schiera delle anime malefiche e assetate di vite da occupare e gente da manovrare a piacimento. Che dire, creature ignobili e per fortuna soprannaturali, quindi mai viste da noi, cribbio. Pare vero. Pare tutto vero, questo è il bello dei racconti improbabili, dicono. A ogni modo, i tre spiriti s