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Storie sulla vita: quanto mi resta?

Quanto mi resta?

di
Alessandro Ghebreigziabiher

“Quanto mi resta?” chiese lui, con voce a dir poco
Alessandro Ghebreigziabiher
spaventata.
“Non lo so”, disse lei, non meno agitata. “Come faccio a risponderti?”
“Non voglio lasciarti sola…”
“Neppure io, cosa credi? E poi, come fai a esser certo che te ne andrai per primo?”
“Lo sento.”
“See…”
“Ti dico di sì, vedrai che sarà così.”
“Sarà come dici tu.”
“Ho paura.”
“Pure io.”
“Io di più.”
“Perché?”
“Perché vorrei restare con te per sempre, qui.”
“Anche io…”
“Ho paura che dall’altra parte non ci sia nulla.”
“Lo so, pure io ci penso, ogni tanto.”
“E la cosa non ti terrorizza?”
“Certo, sono fatta di carne come te, ma…”
“Ma cosa?”
“Ma considera se invece saremo ancora insieme, io e te, a cosa sarà servito lamentarsi ora?”
“Hai ragione, ma queste sono solo parole. Io mi fermo a pensare e mi figuro altre miliardi di possibilità oltre al nulla e non sono meno terrificanti.”
“Per esempio?”
“Per esempio, immagina che ci sia qualcosa, che non finisca tutto, ma che noi due non stiamo insieme.”
“Impossibile, farei di tutto per trovarti e penso che anche tu faresti lo stesso.”
“Sì, ma immagina di non riuscirci.”
“E come potrebbe succedere?”
“Non lo so… magari potremmo dimenticarci l’uno dell’altra. Magari, una volta arrivati lì, loro ci cancellano la mente.”
“Ma perché dovrebbero farlo?”
“Perché sono bastardi dentro, che ne sai?”
“E poi loro chi?”
“Che ne so?”
“A ogni modo, anche se non mi ricordassi niente, mi basterebbe incontrarti e guardarti negli occhi, ascoltare la tua voce, stringere le tue mani, proprio come ora. Ma… stai tremando…”
“Quanto mi resta?”
“L’hai già detto, non lo so, nessuno lo sa.”
“Farà male?”
“Pure? Continui a domandarmi cose delle quali ne so quanto te…”
“E a chi le chiedo? Ho solo te…”
“Anche io ho solo te e, forse, abbiamo solo questo tempo, perché sprecarlo?”
“Ti posso abbracciare?”
“Lo stai già facendo…”
“Ah, già, è vero.”
“Ho paura.”
“Pure io.”
“Non potremmo andarcene insieme?”
“Non lo so, ma non dipende da noi, credo.”
“Tanto io lo so.”
“Cosa?”
“Che io sarò il primo.”
“Perché lo senti.”
“Già.”
Pochi secondi più tardi, con un tempismo alquanto beffardo, giunse l’istante temuto.
Lui se ne andò.
Tuttavia, qualche attimo dopo, anche lei incontrò il medesimo destino.
E tra un prevedibile pianto e un quanto mai inaspettato sorriso.
I due gemelli vennero al mondo.

 
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