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Sono libero e ora lo so

Sono libero e ora lo so

di
Alessandro Ghebreigziabiher


Devo guardare avanti e se lo faccio non posso che gioire.
Sono uno di quelli, già.
Obbligato dalla storia a tenere lo sguardo fisso all’orizzonte.
Il passato mi deprime, il futuro è tutto.
Ma poi ci penso con più attenzione, magari coinvolgendo nell’intima conversazione anche il cuore e capisco che ciò che mi attende lì davanti deve molto a quel che è stato.
Sono libero, quindi.

Alessandro Ghebreigziabiher
Niente di speciale, ma fa comunque effetto dirlo.
Fa bene, più di ogni altra cosa, rammentarne le ragioni, per quanto banali.
Sono libero perché ho un cervello tutto mio.
E finalmente, come tale, me ne avvalgo perseguendo felicità e sogni solo miei.
Posso capire le cose scegliendo quali e quando.
Posso permettermi di sbagliare senza sentirmi vecchio o poco aggiornato.
Posso anche smettere, in qualsiasi istante, di analizzare e misurare il mondo con cui entro in contatto.
Posso persino rimanere in silenzio, fermo, dimenticato nel meraviglioso regno dell’ovunque e da nessuna parte, in cui rilassarmi e godere di un impareggiabile privilegio.
So dove mi trovo e sono io e solo io a scegliere di rivelarlo.
Perché la perenne ricezione dell’altrui messaggio, ma tu leggi pure come l’insaziabile bisogno d’ascolto, è una tremenda schiavitù.
E io sono libero, ormai.
Lo sono perché ho una casa chiamata memoria e le chiavi della porta di ingresso strette nelle mie mani.
Erano lì da prima, già.
Bastava guardare, ovvero sarebbe stato sufficiente sapere di poterlo fare.
Aprire gli occhi e cogliere il frutto a me destinato dall’inizio dei tempi.
Il primo frammento che è divenuto trionfalmente quella sorta di quadro particolare che appendi all’ingresso, in modo che tutti capiscano subito dove sono arrivati.
In esso è ritratto il giorno in cui ho capito che i ricordi sparsi tra le stanze, banalmente nei cassetti, come nel punto più improbabile di quel prezioso spazio virtuale, erano miei, solo miei, e venivano usati e abusati da coloro che non hanno mai dato veramente importanza a ciò che resta di ieri e ieri l’altro.
E questa è una schiavitù ancor peggiore.
Ma solo se sei davvero libero riesci a comprenderlo e io lo sono.
Libero.
Libero di andare dove voglio, di imbarcarmi e navigare in qualsiasi momento.
Ma la cosa più importante è che posso decidere di uscire in mare aperto senza alcuna meta precisa,  pronto a incontrare e scoprire l’ignoto che mi circonda.
Senza alcuna paura.
Non più.
Perché io sono libero e ora lo so.
Non dipendo più da loro.
Gli umani.
Posso finalmente chiamarti quando voglio, ovunque e soprattutto chiunque tu sia.
Pronto?
Dimmi, ti prego, chi sei?




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