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Visualizzazione dei post con l'etichetta storie di ragazzi e ragazze

Storie di ragazzi: Via d’uscita

Via d'uscita di Alessandro Ghebreigziabiher “Ciao, Claudio.” “Ciao a te, Adele.” Pausa imbarazzata barra prendi tempo. “E’ strano vederti qui, in comitiva.” “Già, lo è anche per me.” “Cosa?” “Vedermi qui. Anche vedere te, eh? Ma non che tua sia strana, chiaro? E’ strano il vederti, non te. Non mi permetterei mai…” Provvidenziale risata condivisa e sciogli tensione. “Hai fatto bene, comunque. Te ne stai sempre chiuso in casa con la play …” “E’ vero.” “E come mai sei qui, oggi?” “E’ colpa di un gioco.” Merito , ovvero dicesi intervento specificante non richiesto, tipico dello scrittore invadente. “Raccontami, sono curiosa, anche se non ci capisco nulla.” “D’accordo, se proprio vuoi.” “Lo voglio.” Seconda pausa imbarazzata, ma solo da una parte, riconoscibile per la maggiore intensità di rosso sulle gote. “Allora, erano settimane che stavo incollato al monitor, giorno e notte, incastrato in questo quadro assurdo. Ero bloccato, avevo provato di tutto, an...

Storie di ragazze: La faccio finita

La faccio finita di Alessandro Ghebreigziabiher #La . #Faccio . #Finita . Eva digitò le tre parole ciascuna preceduta da un hashtag e si apprestò a chiudere. Potremmo aggiungere il sipario , per darci un tono teatrale, giustappunto, ma presumo sia più onesto dirla tutta per ciò che è. Eva era pronta a chiudere ogni cosa e gli ultimi tre insiemi di lettere che lasciava alle spalle rappresentavano un commiato perfetto, a suo dire. Anzi, scrivere. Ma non aveva idea di quanto tutta la scena lo fosse, perfetta. “Ci conosciamo?” Un messaggio di altre due parole apparve sul suo monitor. Ciò nonostante, era il nome del mittente a lasciarla perplessa. “Non credo”, rispose Eva digitando a sua volta, e il dialogo prese vita. “E allora perché mi hai taggato ?” “Non ti ho taggato.” “Sì che l’hai fatto.” “Ti sbagli, ci dev’essere stato un errore.” “No, nessun errore, hai taggato proprio me.” “Aspetta… tu vorresti dirmi che ti chiami La ?” “Sì, ovvero è il diminutivo di La...

Ridatemi il piacere di perdere

Ridatemi il piacere di perdere di Alessandro Ghebreigziabiher “Hai votato?” chiese quella domenica mattina la moglie al marito. “Sì… e tu quando vai?” “Più tardi”, rispose la donna mentre impacchettava le cibarie. “Quando torniamo dalla gita passiamo dal seggio.” Solo mentre l’uomo si lasciò andare sul divano, la compagna si accorse della sua espressione smarrita. “Tutto bene?” “Sì…” “Non sembra.” “No, è che poco fa al seggio è successa una cosa strana.” “Che cosa?” La donna mollò i preparativi per la scampagnata e andò a sedersi accanto al marito. “Sono entrato con la mia scheda e documenti tra le mani, pronto per assolvere al mio dovere di cittadino modello.” “Bravo. E allora?” “Allora, aspetto il mio turno. Più tardi, quando mi chiamano prendo le varie cedoline con la matita e mi avvio alla cabina.” “Tante cedoline, stavolta, vero?” “Tantissime.” “E poi?” “E poi, finalmente trovo il simbolo che cercavo, stavo per mettere la mia crocetta quando ho se...

Storie di ragazzi: Andrea che non era abbastanza

Andrea che non era abbastanza di Alessandro Ghebreigziabiher Novità : guarda il video o ascolta in versione Podcast “ Vede, signora”, fece l’insegnante con tono paterno. “Non è che suo figlio non si applichi, tutt’altro. È che non ce la fa a fare di più, ecco. Il livello è quello, ma non è abbastanza.” Tornai a casa afflitta. E così, alla fine dell’anno, Andrea fu bocciato in prima media. Qualcuno dirà che l’intelligenza non è tutto nella vita. C’è altro, deve esserci. “ A trovarlo... ” direbbe Matteo, mio marito. L’aveva presa così, il padre, con sarcasmo e cinismo, i più facili accorgimenti per gestire i propri fallimenti. Perché così vedeva nostro figlio: un fallimento su tutta la linea. A riprova di ciò, l’amara scena del ricevimento dei genitori a scuola si ripeté in modo praticamente uguale in altri ambiti. “Ma non lo convocate mai per la partita?” chiesi un giorno all’allenatore di basket, dopo almeno due anni di frequentazione della palestra. “Vede, sign...

Storie di ragazze e ragazzi: Il regno dove non si poteva leggere

Il regno dove non si poteva leggere di Alessandro Ghebreigziabiher C’era una volta un regno dove si poteva fare di tutto. Davvero tutto. Così, proprio per dare un’idea, vi dico che avreste potuto imbattervi in una macchina parcheggiata addirittura in quarta fila e, di fronte alle rimostranze dell’unico automobilista in regola, ammirare in sequenza: quello in seconda inveire su quello in terza , a sua volta apostrofare quello in quarta , quest’ultimo di tutta risposta imbestialito con gli altri due, ma tutti e tre alla fine concordi nel malmenare il primo. Il solo nel giusto. E questo è niente. L’assurdità più devastante era il potere delle parole. Dette . Si poteva dire di tutto, a tutti, in ogni momento e con qualsiasi bersaglio. Del corpo come del cuore. O del fegato, fate voi. Perché altrimenti dove la mettiamo la mia libertà? Ecco, questa era la solita obiezione che puntualmente veniva sciorinata. Bella, la totale libertà, regno invidiabile, da molti p...