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Immigrazione spiegata ai bambini

Immigrazione spiegata ai bambini

di
Alessandro Ghebreigziabiher


C’erano una volta tre porcellini.
E potremmo fermarci qui.
Perché tutti conoscono la favola.
O, meglio, la storia.
Nondimeno, finché quest’ultima non soddisferà tutti allo stesso modo, forse è il caso di raccontare ancora.
Il primo porcellino era il nuovo arrivato. Per mare, o attraverso muri di mattoni e menzogne, era al fine giunto, spaesato e spaventato.
Un po’ per l’impellenza di costruirsi un riparo, ma anche perché non avrebbe potuto permettersi di meglio, si era fatto una casa di paglia.
Malgrado il freddo e la pioggia che entrava da tutte le parti, si era accontentato della migliore alternativa possibile.
Al nulla.
Tuttavia, non aveva fatto i conti con il lupo, feroce e crudele animale del bosco.
Già, il lupo, perché c’è e sempre ci sarà un lupo, nelle favole.

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E’ il resto che deve ogni volta fare la differenza.
Il cattivone, non appena vide la fragile casa di paglia, la puntò immediatamente.
E’ tipico. Non appena i lupi di questo mondo scorgono debolezze, peraltro indifese, vi si gettano subito addosso come mosche sulla popò, è più forte di loro.
Senza sorprese, il lupo pretese di entrare, ma il porcellino si rifiutò, perché era nuovo, spaesato e spaventato, mica scemo.
Ciò nonostante, l’aggressore soffiò via la paglia e il poverino si ritrovò alla sua mercé.
“Guarda alle tue spalle”, disse il porcellino per distrarlo, “c’è una lupacchiotta da sballo!”
Il lupo ci cascò, perché era feroce e crudele, ma questo non vuol dire che fosse sveglio. Ciò permise al nostro di raggiungere la casa di un altro porcellino.
Non uno nuovo, spaesato e spaventato, bensì uno che lo era stato, ma lo aveva ormai dimenticato. E fu proprio l’altro a ricordarglielo, bussando alla sua porta.
Nel frattempo il lupo, resosi conto della burla, ancora più incollerito di prima seguì le tracce del fuggiasco e raggiunse la casa del secondo porcellino, che era fatta di legno.
Anche stavolta nulla di nuovo, il lupo chiese di aprire e il padrone di casa gli fece un gran pernacchione, perché aveva dimenticato di essere stato nuovo, spaesato e spaventato, ma non per questo era fesso. Comunque, ciò non fece altro che spingere l’animale a soffiare ancora più forte e la casa venne giù.
Si era scordato anche questo, il secondo porcellino. Mai abbassare la guardia di fronte ai lupi. Perché prima o poi ritornano.
Una volta inermi innanzi alle fauci spalancate del truce e spietato assalitore, il secondo porcellino esclamò: “Guarda dietro di te, c’è tua moglie!”
Il lupo ci cascò ancora, perché era truce e spietato, ma questo non significa che non avesse una fifa matta della sua signora, un pezzo di lupona di duecento chili, senza scherzi.
Cosicché i due scapparono a zampette levate e raggiunsero una casa di mattoni, solida e ben rifinita.
Bussarono con forza entrambi, il porcellino nuovo, spaesato e spaventato e quello che aveva scelto di lottare al fianco del primo.
La porta si aprì e apparve lui.
Il terzo porcellino, quello che magari non aveva la più pallida idea di cosa volesse dire essere nuovo, spaesato e spaventato. Forse, neppure lottare al fianco di qualcun altro. Ma una cosa la doveva sapere per forza.
Per quanto tu stia al caldo davanti al camino, al sicuro del tuo letto o comodo sul divano, ci sono i lupi, là fuori.
E se lui non avesse fatto qualcosa, ancora una volta uno di essi avrebbe mangiato le sue vittime. Stavolta proprio davanti alla sua casa.
Così, fece la sua scelta.
La prima di molte che avrebbero cambiato la sua vita e, per buona sorte, anche quella degli altri.
Fece entrare i due e serrò l’uscio.
Il lupo arrivò al colmo dell’ira e, come al solito, chiese di entrare.
I tre si affacciarono alla finestra, ovviamente dotata di robuste inferriate, e non fecero mancare sberleffi e sghignazzi ai danni del nemico.
“Guarda alle tue spalle”, disse infine il terzo porcellino, “c’è tua nonna!”
“Non ci casco”, rispose il lupo, perché non era una cima, ma quando è troppo è troppo.
Peccato, perché stavolta la nonna c’era davvero. Una vecchia lupa che ne aveva viste tante e che, malgrado la propria natura predatrice, aveva capito che se davvero vogliamo un finale differente dobbiamo smetterla di fare sempre quello che il nostro personaggio prevede.
Così, diede al nipote tante di quelle legnate da farlo svenire.
L’animale sognò di essere il primo porcellino.
E, per la prima volta un lupo comprese cosa volesse dire essere nuovo, spaesato e spaventato.


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