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Storie con morale: il paese del non detto

Il paese del non detto

di
Alessandro Ghebreigziabiher

C’era una volta, e c’è ancora, il paese del non detto.
Dove tutti parlano ma nessuno dice.
Dove tutti ascoltano ma nessuno ricorda.
Il non detto.

Alessandro Ghebreigziabiher
Ma tale luogo è molto più vasto di quel che sembri.
E all’interno di esso vi è un altro paese.
Quello del non espresso.
Con emozioni, nel breve.
Con sentimenti, nel tragitto lungo.
Con entrambi, in entrambi.
Eppure, si grida e si piange.
Si litiga e ci si nasconde.
Ma sempre fuori contesto.
Tuttavia, il paese del non espresso è anch’esso più grande di quel che ti aspetti.
Perché dentro ve n’è un altro.
Il paese del non condiviso.
Il più contraddittorio dei precedenti, a dirla tutta.
Perché malgrado il frenetico passamano di quintali di parole e vibrazioni del cuore, o della pancia, sia incessante, allorché ti recassi a pesare il tutto, la bilancia ti osserverebbe con occhi increduli e la fronte aggrottata di perplessità.
Come dire, perché chiedi il mio aiuto se niente hai da chiedermi?
Secondo copione, pure il paese del non condiviso è sottovalutato per le sue dimensioni.
Poiché nasconde tra i suoi confini un altro paese.
Quello del non guardato.
E anche in codesto il paradosso è sorprendente, visto che gli abitanti son fatti di soli occhi.
Sempre aperti, come ipnotizzati.
Sempre fermi sullo stesso punto, come intrappolati.
Sempre pronti a riflettere qualsiasi cosa, come obbedienti specchi senz’anima.
Senza sorpresa, financo il paese del non guardato è ben più ampio di ciò che l’apparenza suggerisce.
Perché al suo interno ve ne alberga un altro.
Il paese del non vissuto.
Dove il tempo è fatto di ore, minuti e secondi.
Non di attimi.
Dove il calendario scandisce giorni, mesi e anni.
Giammai l’adesso.
E dove il futuro è un’amara certezza, il passato un orizzonte possibile e il presente un dono mai scartato.
Quale prosieguo ormai prevedibile, nel mezzo del paese del non vissuto ecco l’ultimo.
Il paese del non scritto.
Delle frasi inaccettabilmente pesanti per balzare dalla mente alla pagina.
E dei personaggi eccessivamente veri per esser ritenuti credibili.
Delle domande talmente coerenti da non aver bisogno di risposte.
E delle risposte così evidenti da non aver necessità di pensarle.
C’erano una volta, e ci sono ancora oggi, il paese del non detto e del non espresso, del non condiviso e del non guardato, del non vissuto e del non scritto.
Finché l’inaspettato accade.
Che qualcuno ne narri la storia e qualcun altro provi qualcosa nel leggerla, che la racconti a sua volta e qualcun altro ancora si volti per ascoltarla, per poi decidere di viverla e di scriverla a suo modo.
Per creare insieme, finalmente.
Il meraviglioso paese che potremmo essere e ancora non c’è.


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