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Storie di ragazze: Io sorrido

Io sorrido

di
Alessandro Ghebreigziabiher


Alessandro Ghebreigziabiher
Sei troppo seria, Daniela, dicono spesso i professionisti dall’occhio perennemente attento alle superficialità del vivere.
Tu non sorridi mai, sentenziano sovente i fuoriclasse del particolare che non sfugge ad anima viva.
Hai un bel sorriso, osservano di continuo gli adoratori del lieto fine a buon mercato, dovresti mostrarlo di più.
Grazie, non sorrido, ma ringrazio.
Per cortesia.
Perché non ce l’ho col mondo intero, non merita così tanto.
Tengo alla mia collera, le sono affezionata come a un’insostituibile compagna di giochi immaginaria. Che nel tempo della solitudine reale, come in quella affollata, ha riempito vuoti. Ha ingannato, certo. Fuorviato, è sicuro.
Ma era lì, con me.
E come fai a non voler bene a chi resti con te quando tutti se ne sono andati?
Sei troppo dura con te stessa, affermano molti tra quelli di cui sopra, senza entrare nello specifico.
Sei troppo dura con il tuo corpo, sempre lì a bucare pelle e abiti con la stessa incomprensibile aggressività.
Ma chi l’ha detto che dovrebbe essere compresa?
Sei troppo severa con i tuoi capelli, sempre lì a tagliare e a colorare con la medesima cieca casualità.
Ma chi ve l’ha detto che tutto dovrebbe avere un senso?
Poche cose ce l’hanno sul serio, è l’unica verità che so.
Un padre che se ne va di casa e non torna più, se non per donare saltuari ceffoni a chi si trovi sulla via del crudele manrovescio? Una madre che se ne va di casa, ma torna ogni sera con poco di sé, sempre meno, ogni giorno di meno, fino a trasformarsi in un fantasma vampiro che si nutre della compassione dei figli?
Questa roba non deve avere un significato, deve necessariamente essere frutto di un ottuso caos che regala fortune o sventure a seconda di come si svegli al mattino.
Altrimenti, se c’è davvero un piano in tutto ciò, avreste poche ragioni.
Per dirmi che non sorrido o che sono troppo dura, tra le altre cose.
Eppure, nonostante tutto, sono qua.
Cammino, e sono qua.
Ballo, talvolta ballo, non ci crederete, ma lo facciamo anche noi, a modo nostro.
Con melodie tutt’altro che rassicuranti, d’accordo, ma le note sono note, e quando il corpo vibra lasciatelo vibrare.
Ma la cosa che presumo stenterete a credere, da qualche parte.
In qualche luogo.
Con qualcuno che ignorate.
Io sorrido?
No, io rido, rido come una pazza.
Perché quel qualcuno mi ha fatto sorridere, ridere e soprattutto capire.
Che pazza non sono.
Tutt’altro.


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