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Visualizzazione dei post con l'etichetta storie di adolescenza

Le scarpe nuove

Le scarpe nuove di Alessandro Ghebreigziabiher Novità : guarda e ascolta anche tramite podcast “Corrado…” fa la ragazza dopo essersi voltata, non trovando più il fidanzato al suo fianco. “Vieni via, che sta piovendo…” Il giovane è immobile sul marciapiede, a un passo da lei, al sicuro grazie alla veranda appositamente tesa sulla scintillante vetrina di una gioielleria. “Mi senti?” insiste Maria infreddolita, tradita come molti da un ingannevole illusione di primavera. “Vieni a ripararti qua sotto, scemo. Cosa fai, fermo lì?” Fermo , già. Corrado è fermo, con il capo chino, indifferente alle gocce di pioggia che man mano si affollano sul collo, decise a scivolare lungo la schiena e porre le basi per un robusto raffreddore. “Cosa stai fissando?” domanda la ragazza, tra il curioso e il preoccupato. Corrado solleva la testa e la guarda disegnando sul volto un sorriso a dir poco complesso. “Ridi?” fa lei. No , sembra rispondere lui. Ricordo . Ricordo quei compagni...

Piera e l’alba dei vivi morenti

Piera e l’alba dei vivi morenti di Alessandro Ghebreigziabiher Memorabile, è stato memorabile. Non faccio che ripetermelo, sapete? Come se avessi uno sfrenato bisogno di ricordarmi che stavolta gli aggettivi godono come di una fondatezza particolare. Mi capiterà altre volte di dirlo. Memorabile , già. Ma questa volta è l’occasione in cui ogni parola si merita la lode. A ogni modo, non mi sono ancora presentata. Mi chiamo Piera e non sopporto il nero, sapete? Mi butta giù, che volete farci, dipendo dalle tonalità più gradevoli. E non è solo una questione di colori. Non riesco a iniziare la giornata se non metto su una canzoncina allegra, leggera come le note più banali e le rime più facili da pronunciare, ma qual è il problema? Esatto, non sapete qual è, perché non c’è, tutto deve filare liscio. Finché è arrivato Claudio. Ovvero, il primo ad arrivare è stato Sergio, ma è anche stato il primo ad andarsene. Subito dopo Claudio, s’intende. Molti dicono che è div...

Storia di una ragazza delle favole

Storia di una ragazza delle favole di Alessandro Ghebreigziabiher Dicono di uscire di casa, lo ripetono tutti, è un mantra, monotono come i finali scontati. Ovviamente, tra essi, spicca il suo , di assolo. Mamma, lo farei solo per te, se ci riuscissi. Solo per te . Cosa non si farebbe per i propri genitori, eh? Il fatto è che laddove l’amore reciproco sia l’unica, vera malattia, forse guarire dovrebbe essere più facile. Ma come la mettiamo in caso qualcuno – la sottoscritta – si ritrovi a scoprire di essere più affezionata al dentro che al di fuori delle cose? "Amelia", dice spesso papà, "non sai cosa ti perdi." Babbo, ripeto puntualmente dentro di me. Non sai cosa ti perdi tu, di me, che ancora non sono riuscita a capire io per prima. "Non devi aver fretta", sentenzia nonna con la sua proverbiale lentezza nel parlare, giammai nel mangiare. Grassa com’è, abbiamo dovuto comprare una poltrona con gli ammortizzatori di una Ferrari app...

Storie di ragazze

Storie di adolescenti: Corrado il pazzo

Corrado il pazzo di Alessandro Ghebreigziabiher Da qualche parte, laggiù, in un probabile futuro . “Signora, buongiorno.” “Si fa per dire, dottore… qui non si va di male in peggio, ma di peggio in peggio. Mi sembra di rotolare da una scala e scoprire a ogni tonfo che esiste un ennesimo scalino verso il basso…” “Su, non la prenda così, guardi che ho buone notizie.” “Sarà. Mio marito e io non ce la facciamo più, mi creda. Le abbiamo provate tutte, fino alla soluzione estrema , che lei sa.” “A questo proposito…” “No, dico, a Corrado gli abbiamo comprato di tutto. A dodici anni non avevo neppure il mio primo telecomando telepatico per la tv, ma si rende conto? Abbiamo speso una fortuna. Il computer neuronale che si connette senza fili, ripeto, senza fili, ha presente? Con tutti i programmi emozionali , ha visto la pubblicità?” “Certo, ma riguardo a…” “Può ridere a crepapelle quando gli va o rilassarsi se preferisce calmarsi un po’, gli basta accendere il pc e lanci...

Storie di adolescenti

Storie di ragazze: La clinica dei sogni

La clinica dei sogni di Alessandro Ghebreigziabiher “Nonno… scusa”, fece comprensibilmente scettica Roberta, “ma a cosa mi serve accompagnarti da nonna?” “Non hai detto che vuoi guarire subito?” chiese l’uomo ultraottantenne, malgrado sembrasse ignorarlo, mentre spingeva la sedia a rotelle. “Sì, certo che l’ho detto, ma tanto le gambe sono andate… e anche il campionato. Anzi, è la pallavolo a essere finita.” “Perché?” “Primo, perché per colpa di quel dannato scooter ho fratture ovunque e ci vorranno mesi per tornare in piedi, tra fisioterapia e tutto il resto. Secondo, perché nel frattempo qualcuna della panchina mi avrà rimpiazzato alla grande e si sarà di sicuro dimostrata più forte di me.” Le lacrime condirono di amarezza le parole. “No.” “No cosa?” “Dicevo, perché hai smesso di sognare?” “Nonno, non cominciare… mi bastano papà e mamma.” “A cosa ti riferisci?” domandò il vecchio mentre spingeva la nipote all’interno della casa di cura. “Dovresti conoscerli ...

Storie di ragazze: La faccio finita

La faccio finita di Alessandro Ghebreigziabiher #La . #Faccio . #Finita . Eva digitò le tre parole ciascuna preceduta da un hashtag e si apprestò a chiudere. Potremmo aggiungere il sipario , per darci un tono teatrale, giustappunto, ma presumo sia più onesto dirla tutta per ciò che è. Eva era pronta a chiudere ogni cosa e gli ultimi tre insiemi di lettere che lasciava alle spalle rappresentavano un commiato perfetto, a suo dire. Anzi, scrivere. Ma non aveva idea di quanto tutta la scena lo fosse, perfetta. “Ci conosciamo?” Un messaggio di altre due parole apparve sul suo monitor. Ciò nonostante, era il nome del mittente a lasciarla perplessa. “Non credo”, rispose Eva digitando a sua volta, e il dialogo prese vita. “E allora perché mi hai taggato ?” “Non ti ho taggato.” “Sì che l’hai fatto.” “Ti sbagli, ci dev’essere stato un errore.” “No, nessun errore, hai taggato proprio me.” “Aspetta… tu vorresti dirmi che ti chiami La ?” “Sì, ovvero è il diminutivo di La...

Storie sull'amicizia: La mia luce

La mia luce di Alessandro Ghebreigziabiher Novità : guarda o ascolta tramite podcast Corrado è in terra, rannicchiato e intento a stritolare se stesso, con l'inaccettabile speranza di cancellarsi, di sparire. Esattamente come l’adorato disegno, ridotto in pezzi da una tra le più ingombranti eredità dell'umano baraccone: il dolore di un genitore. “Cosa fai lì?” chiede l’unica lettera amica di una famiglia solo abbozzata. La effe , per la cronaca, che il cielo la benedica. Corrado non risponde, ma Federica non si arrende e lo raggiunge sul pavimento della camera. Il luogo perfetto per incontrarsi, tra vittime innocenti. La ragazzina, "vecchia" saggia di appena tredici anni, si guarda in giro e nota i resti della sublime opera, sopravvissuti alla paterna solitudine travestita da alcool e rabbia. Quindi vede e capisce qualcosa. Capisce ancora e vede meglio. Vede di più, capisce tutto e decide di prenderlo tra le mani, l’unico senso del racconto, ...

Storie sull'amicizia: La mia migliore amica

La mia migliore amica di Alessandro Ghebreigziabiher   Novità : guarda o ascolta anche in versione Podcast “Signori”, fa lo psicologo con evidente soddisfazione nello sguardo come nel tono della voce, “è con grande piacere che vi informo che con Giovanni possiamo interrompere le sedute. “ Ovviamente, io sono a disposizione, per ogni evenienza. Avete il mio numero, sapete dove lavoro, insomma… signora? Su, non faccia così…” “Non si preoccupi, è solo gioia, sono contenta…” L’uomo le passa i fazzoletti che sono sempre sulla scrivania a portata di mano e di volto. La donna ne approfitta e cancellate le lacrime mostra un’espressione al colmo della felicità. Pronta a piangere di nuovo, in breve. “Lei lo sa. Io e mio marito eravamo così angosciati…” Il compagno afferra la mano della moglie e la stringe con delicatezza. Non è una persona particolarmente generosa nei gesti, ma è solo una sorta di innata dedizione all’essenziale e allorché il raro tocco vada in scena, ...

Storie di scuola: Prigioniera delle strisce pedonali

Prigioniera delle strisce pedonali di Alessandro Ghebreigziabiher Quella . Quanti nomi le abbiamo dato, negli anni. Quella strana e quella complicata , quella eccentrica e quella problematica . Quella lunatica , certo. E anche quella imprevedibile . Quella perennemente distratta e quella regolarmente impreparata . Tuttavia, alla fine ce l’ha fatta. Alla fine, o meglio subito prima di essa. Ce l’abbiam fatta tutti. Con l'ultimo nome, abbiamo capito. Come si dice, meglio tardi che mai, giusto? Quella delle strisce , così era diventata nel giorno dell’esame di maturità, tra i colleghi della commissione. Ed ero stata proprio io a mostrar loro ciò che avrebbe dovuto essere l’originale componimento della giovane maturanda. Tema: Con quale stato d’animo e quali aspirazioni affronti il futuro che ti attende? E come aveva replicato la nostra alla significativa domanda? Aveva disegnato, peraltro con mano ferma ed estrema cura dei dettagli, una perfetta serie di str...

Storie di ragazze: Con un battito di ciglia

Con un battito di ciglia di Alessandro Ghebreigziabiher Serena. Se i nomi fossero sul serio tutta la storia che c’è. Se i nomi fossero onesti, come certi sogni. Allora capita che a tredici anni ti addormenti con impegno, tenero e tenace come i desideri che ti portano a quella festa, dove speri con tutta te stessa che starai bene, che tutto andrà bene e ci penserai su. Che poi è questo il bello, dai. Quello che resta e che migliora col tempo, giammai roba da cancellare un secondo dopo. Più tardi, al calar della notte, Serena, questo è il nome, solo quello, chiuse gli occhi. Anzi, no, li serrò di fretta e furia, come quando vai via da quella stessa festa, perfino prima della torta, l’unico motivo rimasto. E via a riempire il cestino di parole e immagini sgradevoli. Grassa , questa è la parola, magari fosse la sola. Perché ci sono così tanti modi per far male e non altrettanti per conviverci? Per fortuna che si possono chiudere, gli occhi. Che il cielo o chi per ...

Storie di ragazze: E’ incredibile quello che una piccola luce può fare

E’ incredibile quello che una piccola luce può fare di Alessandro Ghebreigziabiher Casa famiglia. Così ti hanno detto che si chiama. Ti hanno spiegato di cosa si tratta, tu hai capito le parole, il significato e il peso che avranno nella tua vita, da ora in poi. Hai perfino sentito, dentro, cosa potrebbe regalare tutto ciò, col tempo e, soprattutto, con una straordinaria pazienza da parte di tutti gli attori in scena. Ma il corpo? Il fragile vestito di pelle e ferite è ancora sordo. Ha bisogno di un linguaggio dei segni speciale, ai limiti della magia e di un amore davvero sincero. Nel frattempo ci sono io, non preoccuparti, Hamida. Una torcia rotta . A verbale, vostro onore. E’ così che mi ha definito la donna che ti ha accompagnato. La ragazzina è arrivata dalla Siria senza alcun oggetto personale. Solo una torcia rotta, da cui non si separa mai. Quante cose da scoprire, nel mondo al di qua delle foto commoventi, di case flagellate dalle bombe e visi altrett...

Storie di ragazze: Il mistero della ragazza muta

Il mistero della ragazza muta di Alessandro Ghebreigziabiher Guarda e ascolta in versione Podcast Esattamente un mese è durato il più adorabile equivoco della mia famiglia. "Tua figlia non parla", dicevano. Mia figlia non parla, è quel che sapevo. "Il fratello, lui sì che è simpatico", osservavano da lontano. Il fratello è simpatico, riconoscevo osservando lui, da vicino. Ma altrettanto nei pressi di lei, del suo viso, dei suoi occhi, sapevo. Sapevo che non me la contava tutta, come si dice. O, forse, era solo una normale speranza di madre. Leggi pure come quella creatura perennemente ostinata nel concentrare sentimenti e aspirazioni sulla metà piena della vita . "Mutismo selettivo", diceva lo psicologo. Mutismo selettivo, è quel che cercavo un giorno sì e un altro pure su Internet. "Parla unicamente quando è sola in bagno", spiegava mio marito. Parla unicamente quando è sola in bagno, cercavo invano un giorno sì e un alt...

Storie di ragazze: Io sorrido

Io sorrido di Alessandro Ghebreigziabiher Novità : guarda e ascolta in versione Podcast "Sei troppo seria, Daniela", dicono spesso i professionisti dall’occhio perennemente attento alle superficialità del vivere. "Tu non sorridi mai", sentenziano sovente i fuoriclasse del particolare che non sfugge ad anima viva. "Hai un bel sorriso", osservano di continuo gli adoratori del lieto fine a buon mercato, "dovresti mostrarlo di più." "Grazie", rispondo. Non sorrido, ma ringrazio. Per cortesia. Perché non ce l’ho col mondo intero, non merita così tanto. Ci tengo alla mia collera, le sono affezionata come a una preziosa compagna di giochi immaginaria. Che nel tempo della solitudine reale, come in quella affollata, ha riempito vuoti. Ha ingannato, certo. Fuorviato, è sicuro. Ma era lì, con me. E come fai a non volere bene a chi resti con te quando tutti se ne sono andati? "Sei troppo dura con te stessa", affe...

Ridatemi il piacere di perdere

Ridatemi il piacere di perdere di Alessandro Ghebreigziabiher “Hai votato?” chiese quella domenica mattina la moglie al marito. “Sì… e tu quando vai?” “Più tardi”, rispose la donna mentre impacchettava le cibarie. “Quando torniamo dalla gita passiamo dal seggio.” Solo mentre l’uomo si lasciò andare sul divano, la compagna si accorse della sua espressione smarrita. “Tutto bene?” “Sì…” “Non sembra.” “No, è che poco fa al seggio è successa una cosa strana.” “Che cosa?” La donna mollò i preparativi per la scampagnata e andò a sedersi accanto al marito. “Sono entrato con la mia scheda e documenti tra le mani, pronto per assolvere al mio dovere di cittadino modello.” “Bravo. E allora?” “Allora, aspetto il mio turno. Più tardi, quando mi chiamano prendo le varie cedoline con la matita e mi avvio alla cabina.” “Tante cedoline, stavolta, vero?” “Tantissime.” “E poi?” “E poi, finalmente trovo il simbolo che cercavo, stavo per mettere la mia crocetta quando ho se...

Storie di ragazzi: Andrea che non era abbastanza

Andrea che non era abbastanza di Alessandro Ghebreigziabiher Novità : guarda il video o ascolta in versione Podcast “ Vede, signora”, fece l’insegnante con tono paterno. “Non è che suo figlio non si applichi, tutt’altro. È che non ce la fa a fare di più, ecco. Il livello è quello, ma non è abbastanza.” Tornai a casa afflitta. E così, alla fine dell’anno, Andrea fu bocciato in prima media. Qualcuno dirà che l’intelligenza non è tutto nella vita. C’è altro, deve esserci. “ A trovarlo... ” direbbe Matteo, mio marito. L’aveva presa così, il padre, con sarcasmo e cinismo, i più facili accorgimenti per gestire i propri fallimenti. Perché così vedeva nostro figlio: un fallimento su tutta la linea. A riprova di ciò, l’amara scena del ricevimento dei genitori a scuola si ripeté in modo praticamente uguale in altri ambiti. “Ma non lo convocate mai per la partita?” chiesi un giorno all’allenatore di basket, dopo almeno due anni di frequentazione della palestra. “Vede, sign...