Passa ai contenuti principali

Stasera c'è la partita

Stasera c'è la partita

di
Alessandro Ghebreigziabiher



Ruggero era solo annoiato e aveva voglia di scherzare.
Mario era semplicemente ansioso di tornare a casa.
Fretta e noia.
Noia e fretta e tutta la storia è fatta.
Mario entrò nella piazzola sgommando, tipo gli agenti che arrivano nella zona incriminata e scendono dall’auto con prode balzo, decisi a catturare il malvivente.
A proteggere e servire.
Servire e proteggere e il racconto è scritto.
Ruggero uscì dal gabbiotto in cui era solito difendersi dalle calure estive e dalle sempiterne violenze del consueto traffico cittadino.
“Buonasera”, fece come se si fossero incontrati nel parco, tranquilli passeggiatori della domenica in un ameno brandello di verde sottratto al cemento. “Come va?”
“Bene, grazie”, rispose Mario senza degnare l’altro di uno sguardo. “Mi faccia il pieno, è aperto.”
E’ aperto quel che deve esser tale, pronto a inghiottire il necessario, la minima soglia concessa al nuovo e al diverso, che entrambi tali non sono mai.
“E’ sicuro?” chiese il benzinaio buontempone, ormai nel pieno della burla.
“Certo”, confermò l’automobilista con lo sguardo rapito dal fido cellulare, “si sbrighi che c’è la partita.”
Già, la partita, le formazioni, i pronostici, i risultati delle rivali.
La fretta e l’orizzonte è già disegnato.
“Ma è proprio davvero sicuro?”
Finalmente Mario vide Ruggero.
Ovvero, vide un uomo dalla carnagione olivastra, la barba lunga e aggressiva, gli occhi scuri e ambigui, i capelli crespi e minacciosi.
Vide lo straniero, vide il nemico, vide quel che avrebbe voluto vedere.
Non vide il connazionale semplicemente meridionale.
Non vide la noia e l’equazione era già risolta.
“Senta”, fece Mario sempre trafelato, ma con una nota di inquietudine, “non ho tempo da perdere, c’è la nazionale, vorrei arrivare in tempo per la partita, mi faccia il pieno, per favore.”
“Sì, io le faccio il pieno, ma poi con i suoi soldi, che sono giusto quelli che mi mancano, acquisterò i pezzi per finire il mio ordigno.”
Mario rimase senza fiato per un’interminabile manciata di secondi.
“Sta scherzando?”
“Sì.”
Sollievo con scontato sospiro.
“Divertente, ora però mi faccia il pieno.”
“Subito, io glielo faccio, ma ha visto l’insegna della mia stazione?”
Mario torse il collo e scorse a malapena la scritta.
“Conosce questa compagnia?”
“No, ma non mi interessa. Mi faccia il pieno, che sono già ritardo.”
“Le dovrebbe interessare, invece, perché con i suoi soldi questa società finanzia assassini fuori di testa che fanno saltare in aria se stessi e la gente attorno.”
Ancora banalmente, Mario deglutì.
O, almeno, provò a farlo.
“Sta ancora scherzando, vero?”
“Sì.”
“Ascolti, lei è simpatico, ma io vorrei vedere la partita, questa sera, d’accordo? Mi faccia questo maledetto pieno e grazie.”
“Sì, come vuole lei, glielo faccio, ma deve sapere che questo lavoro che svolgo qui è solo una copertura, un modo per riciclare denaro. Il mio vero mestiere è quello di trafficante di migranti. Ogni mese vado giù, mi riempio le tasche di soldi e quei disperati li faccio ammassare sui barconi come bestiame.”
A quel punto, è probabile che in molti avrebbero trovato fatica a ritenere credibili le parole di Ruggero, ma Mario era Mario.
Un Mario come molti.
Un uomo di fretta che non vuole perdersi la partita.
“Sta di nuovo scherzando?”
“Sì.”
“E allora la finisca una volte per tutte!”
“Va bene, come vuole lei.”
“Mi faccia il pieno, per cortesia e sia veloce. E’ fortunato che con questo dannato sciopero la sua pompa è l’unica che ho trovato aperta.”
“E’ chiaro che la mia è rimasta aperta.”
“Perché?”
“Perché la mia è in mano alla mafia in combutta con terroristi e lobby massoniche, tutti uniti per distruggere il vostro paese.”
A quel punto, è ragionevole che in tanti avrebbero trovato difficoltà a considerare plausibili le parole di Ruggero, ma quest’ultimo era particolarmente annoiato.
E allorché qualcuno sia particolarmente annoiato e riesca a trovare il seppur minimo interesse per qualcosa, qualsiasi cosa capace di rubare l’attenzione altrui, è come il miraggio di una granita in un deserto infuocato.
Inoltre, Mario era Mario, con tutto quel che comporti.
“Sta scherzando?” chiese quest’ultimo per l’ennesima volta.
Ruggero esitò un istante e poi diede la stoccata prevista.
“No, tutto quello che le ho detto finora è la pura verità. Ma, se vuole, ora le faccio il pieno.”
Noia e fretta.
Fretta e noia e la macchina sfreccia verso la meta.
Mario arrivò giusto in tempo per l’inizio della partita.
E l’Italia vinse.
Viva l’Italia.


Leggi altre storie sulla diversità
Ascolta la mia canzone La libertà
Compra il mio ultimo libro, La truffa dei migranti, Tempesta Editore

Iscriviti alla Newsletter

Commenti