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Racconti fantastici: I mostri non esistono

I mostri non esistono

di
Alessandro Ghebreigziabiher

Tutto iniziò con un verso spaventoso e spaventato
Alessandro Ghebreigziabiher
nella notte.
Come un grido.
Già, come il grido di un figlio.
Leggi pure come il meno ignorabile tra i suoni della vita.
“Vado io”, disegnò con gli occhi lei.
“D’accordo”, sembrò replicare lui, forse non sveglio del tutto.
Lei abbandonò il giaciglio e si mosse con una rapidità impressionante, malgrado le leggi della fisica e, soprattutto, l’opinione della bilancia.
Miracolo possibile unicamente truccando la gara tramite il famigerato doping.
Ovvero, ordinaria amministrazione, nel caso tu sia madre.
“Cosa è successo?” chiese quest’ultima al piccolo.
L’autore dell’urlo che aveva improvvisamente interrotto il riposo della famiglia tremava come la classica foglia e aveva gli occhi a dir poco sgranati.
La mamma si ricordò all’istante uno dei tanti segreti del magico legame che lo legava a quella creatura ancora troppo fragile e la strinse a sé.
Eccoci, pensò in quell’attimo.
Siamo solo questo e sarà per sempre così.
I gesti, non le parole, sono i nostri discorsi, e nel silenzio raccontiamo un’infinità di storie che hanno senso solo per noi.
Nondimeno, il racconto invisibile va tradotto, ogni tanto, altrimenti è come se non fosse accaduto.
“Ho paura”, disse quindi il cucciolo terrorizzato.
“Di cosa?”
“Di loro.”
“Hai fatto un brutto sogno?”
“Sì…”
“Raccontami.”
“Perché?”
“Perché le parole servono a questo. A farci capire le reali dimensioni delle cose…”
“Ero solo, solo in un bosco.”
“Vai avanti.”
“Ero solo in un bosco e vi chiamavo, non sapevo dove foste.”
“E poi cosa è successo?”
“Poi ho sentito i passi.”
“I passi di chi?”
“Di loro, te l’ho detto. Ho sentito i passi pesanti, le voci sgraziate, il rumore del cieco avanzare. Gli alberi tremavano con me, così come i cespugli tutti intorno e in quel momento qualcosa è sbucato da essi…”
“Cosa?”
“Una mano.”
“Solo una mano?”
“No, dopo una mano, anche l’altra si è aggiunta, e poi le braccia, le gambe e lui è apparso. Con la sua faccia liscia e gli occhi piccoli, la bocca altrettanto minuscola e i denti solo apparentemente poco affilati. Quindi mi ha guardato, con quella loro espressione folle e persa, mi ha guardato come…”
“Come?”
“Come se non fossi qualcosa di vivo.”
La mamma diede ancora precedenza al proprio corpo e abbracciò il figlio ulteriormente.
“Devi stare tranquillo”, disse l’orsa al cucciolo, “io e papà te l’abbiamo detto tante volte. Gli esseri umani sono personaggi della fantasia, non devi preoccuparti.”
I mostri non esistono.


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