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Non aver paura

Non aver paura

di
Alessandro Ghebreigziabiher


Sono così, le meraviglie della vita.
Soprattutto nelle prime, perfette grazie al tempo che scorre, volte che le incontri.
Che le vivi.
Ecco, alla fine di tutto la storia, la nostra, potrebbe essere spiegata così.
Senza spiegarla.
Limitandosi alla mera diretta.
E che gli altri, tra semplici passanti, inguaribili spioni o penne ambiziose travestite da testimoni, si prendano pure la briga di raccontare.
Come da copione, nei giorni successivi domande arrossite e allusioni fastidiose, risposte non richieste e consigli mal riposti avevano sfilato in massa nella mia testa.
La tipica testa di un’adolescente che, a differenza di quella di un esemplare del cosiddetto sesso forte, si presta al transito di emozioni e narrazioni del momento con una ospitalità molto più generosa.
E’ che le femmine sono più ingenue da molto giovani, dicono, ma poi crescono e si dimostrano più sveglie.
Sarà.
Dal canto mio ho sempre pensato che, stringi stringi, si tratta solo del solito, sottovalutato coraggio.
Non aver paura, quindi.
Della cosa imminente, chiamiamola così, ne avevo perciò parlato con tutti.
Tutti coloro i quali, in qualche modo, fossero a portata di sussurro.
Eh già, non puoi trattare l’argomento permettendo al diaframma di muoversi a piacimento, così come la favella va imbrigliata e guidata con la dovuta accortezza.
E non puoi permetterti di usare le stesse parole, con quei tutti.
Per capirci, tuo fratello e la tua migliore amica necessitano un codice differente.
Credo che questa sia una delle doti che ci distinguono dal mondo freddo e virtuale delle macchine, per esempio. E’ facoltà preziosa, la considerazione per il contesto e, soprattutto, per il destinatario del messaggio.
Game over, il tuo credito si sta esaurendo, la memoria è insufficiente, riavvia per completare l’aggiornamento, sono messaggi uguali per tutti, ma non siamo tutti uguali, no?
Ecco perché ho letteralmente parlato con tutti di quel che mi attendeva alla fine della settimana in modo diverso.
Forse, da molto prima di una settimana.
Non aver paura, allora.
Non aver paura, cuore mio, dei fiumi di parole.
Che attraversino pure tutto di me.
Il perché è chiaro, mi sembra di aver già detto come la vedo.
L’ardimento è il mio trascurato segreto.
Insieme a un innato senso del prezioso che, malgrado la futilità di un piercing e l’ostentazione di un tatuaggio, la contraddizione di una tinta inaspettata e un rossetto fuori luogo, sa riconoscere quel che dentro di te.
Deve restare.
Perdonate la banalità della scena, ma è così che è andata.
Non aver paura, figlia mia.
Non ha detto o aggiunto altro, mia madre.
E con quell’unica manciata di lettere stretta tra le dita tremanti.
Ho chiuso gli occhi.
E ho vissuto.
Il mio primo bacio.


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