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Una strana ragazza

Una strana ragazza

di
Alessandro Ghebreigziabiher


È matta.
Questo è ciò che pensano quasi tutti, a prima vista.
E potrebbero fermarsi lì, in molti, perché questo è lo stile più in voga, oggigiorno, nel regno delle digitali frettolosità.
Un’occhiata è appena sufficiente per decidere il proprio destino e anche di più.
Poi qualcuno si avvicina alla ragazza immobile ormai da tempo indefinito, concentrata quanto assente, rapita da qualcosa di indecifrabile a occhio rapido, come s’è detto.

Alessandro Ghebreigziabiher
Il più intraprendente prova a richiamare la sua attenzione con la voce, ma è tutto inutile.
Quasi tutto lo è, quando ciò che resta è tutto per te, sembra dire con il corpo muto e rapito.
Sta al cellulare? Chiede qualcun altro appropinquandosi.
Una collettiva risata dileggiante ricopre l’ultimo arrivato.
Credi davvero di essere il primo ad averlo pensato?
Dove pensi di aver vissuto, finora?
Tra persone così impavide da preferire la sorpresa alla pubblica accettazione?
A proposito di coraggio, ovvero presunto tale, un altro ancora osa e tenta di risvegliare la strana addormentata con un timido sfioramento della sua spalla destra, per la precisione.
Idem come sopra.
La tipa sbagliata, in posa e contesto, reagisce come una statua a cui non manchi solo la parola, ma ogni cosa.
Tutto ciò che rende riconoscibile l’umano apparire sotto il sole.
Ella è del tutto ferma, in mezzo al via vai di vite ansiose di arrivare al punto di partenza e ripartir di nuovo.
Le labbra son serrate e non v’è traccia di chiacchiera alcuna a semplificarne il pensiero alla giusta portata dell’imperante, virale vuoto.
Lo sguardo è lontano da qualsivoglia carota messa in vendita dagli spacciatori di like e le sue membra si dimostrano invulnerabili al bastone populista.
La cosa diventa insopportabile per alcuni, prima, e molti, più tardi.
Così, qualcuno, perché c’è sempre quel qualcuno che compie l’infamia che tutti gli altri hanno più o meno inconsapevolmente evocato.
Il marrano prende un sasso e lo lancia contro l’irritante concittadina.
Per fortuna costui manca di mira come di intelletto e la pietra si limita a produrre un lieve soffio sulla chioma della nostra.
Perché lei è nostra, nel senso di una di noi.
Magari noi altri fossimo tutti suoi, letteralmente.
È matta, ve lo dicevo, sentenzia il primo ad aver parlato.
Perché secondo la moderna vulgata popolare solo un pazzo potrebbe rischiare la propria incolumità per il diritto di essere se stesso.
Quindi, pian piano l’ottusa folla si dirada.
E la strana ragazza, indomita e imperterrita.
Continua, grazie al cielo.
A leggere il suo libro...





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