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Visualizzazione dei post con l'etichetta storie di donne

Nadine e noi

Nadine e noi di Alessandro Ghebreigziabiher Si dice, talvolta si dice, che comprendiamo il reale valore delle cose solo quando le perdiamo. Pensiero, come molti, che altrettanto si smarrisce nell’affollato mucchio di banalità acclarate. Eppure, la storia racconta e ricorda che spesso, nell’ingenuità del ricorrente affresco, si celano colori nuovi, che danno un senso originale al passato. Forse, è questo l’unico modo per scrivere altre storie. Come il giorno in cui la ragazzina dalla carnagione complicata quanto le sue origini fu invitata dalla prof di lettere a leggere il suo componimento innanzi alla classe. Un tema, una lettera d’addio e un’accorata preghiera in una sola pagina, scritta di getto, senza pensare, con il cuore nudo e le mani tremanti. Parole forse incaute, destinate a un pubblico tutt’altro che pronto ad accogliere siffatti doni, perlomeno sulla carta. Ciò malgrado, qualcuno deve pur cominciare a incidere quest’ultima con qualcosa di tristemente on...

Badante

Badante di Alessandro Ghebreigziabiher La donna era disperata e confusa. C’era qualcosa di sbagliato, in tutto ciò, le sussurrava la ragione. Ma si sa, per molti, troppi, di questo mondo, la razionalità è un bagaglio troppo ingombrante da portarsi in viaggio. Paolo le sorrideva, mentre gattonava nella stanza, malgrado il verbo non le sembrasse esatto, come tanti della lingua che aveva dovuto imparare per necessità e per amore del futuro. Il bambino di appena dieci mesi con cui viveva la maggior parte della propria quotidianità non pareva affatto un gatto, mentre misurava le distanze della sua cameretta. La sua andatura a carponi non aveva l’eleganza e la sinuosità dei felini. Non le sembrava neppure fiero e guardingo, come molti tra loro. Il bimbo che le permetteva di mangiare, in una perfetta donazione reciproca, era simpaticamente goffo nei movimenti, ma perché sopraffatto da una quanto mai sana curiosità dell’ignoto oltre il centimetro che lo divideva dall’infini...

Una strana ragazza

Una strana ragazza di Alessandro Ghebreigziabiher È matta. Questo è ciò che pensano quasi tutti, a prima vista. E potrebbero fermarsi lì, in molti, perché questo è lo stile più in voga, oggigiorno, nel regno delle digitali frettolosità. Un’occhiata è appena sufficiente per decidere il proprio destino e anche di più. Poi qualcuno si avvicina alla ragazza immobile ormai da tempo indefinito, concentrata quanto assente, rapita da qualcosa di indecifrabile a occhio rapido, come s’è detto. Il più intraprendente prova a richiamare la sua attenzione con la voce, ma è tutto inutile. Quasi tutto lo è, quando ciò che resta è tutto per te, sembra dire con il corpo muto e rapito. Sta al cellulare? Chiede qualcun altro appropinquandosi. Una collettiva risata dileggiante ricopre l’ultimo arrivato. Credi davvero di essere il primo ad averlo pensato? Dove pensi di aver vissuto, finora? Tra persone così impavide da preferire la sorpresa alla pubblica accettazione? A proposito...

Racconto di una foto

Dall’altro lato dell’obiettivo, Maher. Un ladro di immagini, ma di quelli buoni. Una versione atipica di Robin Hood, che ruba memoria laddove si faccia di tutto per disintegrarla, per poi donarla ai posteri. Affinché vedano l’indomani ciò che ieri è transitato invano sotto gli occhi dei protagonisti. Difatti, il lanciatore di ricordi in bottiglia tra le onde del futuro venne bloccato subito dopo essersi impadronito di quel prezioso ritaglio di storia vissuta. Leggi il resto

Racconti di donne: mia madre

E’ una esistenza che si frantuma, giorno dopo giorno, la mia. Io sono le foglie che ogni anno ingialliscono di più. Io sono l’acqua che un tempo scorreva e ora è costretta a fuggire. Risplendo di luce che nel silenzio è benedetta e nell’ottuso, umano fragore diviene peccato. Ascolta, quindi, il mio consiglio. Non arrenderti... Leggi di più

Cose con gli angoli

Cose con gli angoli di Alessandro Ghebreigziabiher Daniela aveva un’abitudine, tra le molte. Odiava uscire dalla sala ai titoli di coda. E’ parte del film, diceva sempre. Qualcuno ha lavorato per scrivere quelle cose e il lavoro, tutto, merita attenzione e rispetto. Come il sipario, per capirci. C’è qualcuno che ha cucito insieme la stoffa e c’è perfino quello che l’ha inventato. Niente andrebbe mai del tutto dimenticato. Francesca, invece, ne aveva un’altra. Odiava anche lei uscire ai titoli di coda, ma la sua vera fissazione era guardare. Guardare quelli che rimangono in sala mentre scorrono i titoli di coda. Qualcuno ha scritto in quei visi, con la propria stessa vita. E qualcosa di questo merita essere rammentato. “Sta piangendo”, disse Francesca indicando con il pollice alle proprie spalle. “Chi?” domandò Daniela. “La vecchietta due file più dietro.” L’amica si voltò, cercando di farlo nel modo meno invasivo, e la vide. La vegliarda dalla faccia vist...

Ho perso la svolta

Ho perso la svolta di Alessandro Ghebreigziabiher Non ho fatto tardi. Ce l’ho fatta comunque e tutto è andato per il meglio. Malgrado quel che pensavo. Partendo dall’inizio, sono uscita di casa più o meno alla solita ora, quel giorno. Forse un po’ prima. E solo una volta prigioniera del traffico ho avuto modo di riflettere sull’insistenza dell’atto. Come il piede che inevitabilmente va e torna, ancora e ancora, di nuovo si lascia andare sull’acceleratore. Allo stesso modo, è ogni giorno un po’ prima che mi arrendo. Che cedo una parte di me. Di te. Ma questo è il passato. La realtà è che stavolta non ho fatto tardi, figlio mio. Ce l’ho fatta davvero e tutto è andato bene. Nonostante le premesse. Tornando al racconto, il resto della sequenza si è dipanato sul noioso, tirannico schermo chiamato parabrezza e l’auto, insieme a tutte le altre intorno a me, mi ha condotto sulla solita via, la solita curva, il solito semaforo e la solita piazza. E’ questo l’incide...

Storie di donne: Una giornata sfortunata

Una giornata sfortunata di Alessandro Ghebreigziabiher Novità : guarda il video o ascolta la versione solo audio Una giornata sfortunata. Niente da eccepire, definizione perfetta, sintesi ottimale capace di evocare esattamente quel che mi è accaduto oggi. Diciamo pure senza sorprese. O, forse, con un’infinità. Segue l’incidente che è accaduto nel breve, come spesso capita: esco di casa, sono in ritardo come al solito e con una imperdonabile sbadataggine inciampo nel tappetino all’ingresso del condominio, finendo con la testa sul portone. Risultato, livido in fronte e, soprattutto, occhiali rotti. Giornata sfortunata, certo, da cui il titolo di questa storia, ovvero le parole con il nobile compito di spiegare tutto, anche se il più delle volte falliscono miseramente nell’impresa. Il fatto è che senza occhiali sono persa , come dissi un giorno al mio ultimo ex spasimante durante il nostro ultimo appuntamento, nell’ultima volta, lo giuro, che ho accettato di uscire con u...