Le meravigliose armi dei piccoli
di
Alessandro Ghebreigziabiher
Un lampo, via la corrente, via tutto, da qualche parte, lassù, dove ogni cosa funziona, e di quel tutto si ha bisogno per vivere.
Un lampo, un altro ancora, là sotto, dove il buio è di casa e, di certo, non fa paura.
“Papà...”
“Sì?”
“Ho fatto un incubo.”
“Raccontami, ti ascolto.”
“No, è breve, solo due o tre secondi.”
“Mi interessa comunque, vai.”
“Ecco, ti ho detto, papà, è stato tutto molto veloce. All’inizio del sogno mi trovavo in una casa bellissima, piena di lampadari e colori, e c’era musica, tu ballavi, e mamma era ancora qui, con noi, come se le bombe...”
“E poi?”
“Poi, solo un attimo dopo, il sogno ha cominciato a sbriciolarsi.”
“In che senso?”
“Come se stessi leggendo un bel libro e una magia cattiva facesse a pezzettini le pagine.”
“E hai avuto paura?”
“No, sono solo triste.”
Come per l’incubo, all’uomo furono sufficienti solo due o tre secondi per intervenire.
“Ma non devi restare triste.”
“Perché?”
“Perché il sogno non è finito e tu hai capito già che sta accadendo.”
“Di cosa parli, papà?”
“Della magia cattiva, sei stato bravo a scoprire il colpevole.”
“Davvero?”
“Già, ma non possiamo rimanere con le mani in mano, sei stato sfidato.”
“E cosa possiamo fare?”
“Prima di tutto, possiamo resistere all’attacco tirandoci su a vicenda, e poi rispondere colpo su colpo.”
“Come, papà?”
“Con le armi che abbiamo.”
“E quali sono?”
“Le mani, alza le mani con me e battile forte l’una contro l’altra… bravissimo, così, continua.”
“Questo da fastidio alla magia cattiva?”
“Certo, perché è questa la nostra musica, il suono di chi si vuol bene, della famiglia che ancora siamo. Lo vedi che inizia a tremare?”
“Hai ragione, papà, la magia cattiva trema.”
“Allora, non fermiamoci. Ricordi quella cosa che canticchiavi ieri sera mentre lavavamo le scodelle?”
“Sì.”
“Bene, non tutto è perduto, cantiamola insieme.”
“Ma non è una vera canzone, papà...”
“Giusto, ma la magia cattiva non lo sa, perché le magie cattive non sanno quasi nulla, sono ignoranti. Questa è la loro forza, ma anche il loro punto debole. Quindi, cantiamo, cantiamo a squarciagola senza smettere di battere le mani, perché questa è la canzone di chi non si arrende mai. Lo vedi che inizia a indietreggiare?”
“Sì, papà, è vero! E adesso?”
“Adesso, diamole il colpo di grazia, alziamoci in piedi e balliamo, come quando abbiamo freddo e lo facciamo più per scaldarci, che per muoverci.”
“Ora?”
“Ora e ogni momento che servirà.”
Continuarono così per un po’ e poi si riaddormentarono, ancora più forti di prima.
Perché la magia cattiva può essere sconfitta solo con quel poco.
Che è tutto.
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