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Storie per riflettere: Il mondo attraverso gli occhi

Il mondo attraverso gli occhi

di
Alessandro Ghebreigziabiher

Li vedo.
La mia famiglia, li vedo sempre.
Vedo anche ciò che loro non trovano.
Più.
Dicono che l’apparenza inganni e che il meglio sia il più delle volte nascosto agli occhi.

Alessandro Ghebreigziabiher
Be’, c’è sempre la classica eccezione.
E io lo sono, eccezionale, malgrado le apparenze e il meglio che non avrò mai.
Dicevo, li vedo.
La mia famiglia, ogni giorno.
Vedo anche quel che loro vedono.
La donna con i capelli grigi, colei che si muove più lentamente e che respira con altrettanta prudenza, osserva le cose al di là del vetro di una finestra sempre chiusa, ma lucida come uno specchio.
Anzi, molto di più, perché riflette tutta la vita che non c’è da questo lato.
L’altra donna, quelle che cela con cura i pochi, canuti intrusi, si accontenta di guardare le cose rimpicciolite, intrappolate e manipolate in un ammasso di plastica, circuiti e menzogne che non smette mai di assillarla con i suoi continui richiami sonori e colorati.
Dev’esserci qualcosa di davvero meraviglioso, in un cellulare, per preferirlo a tutto il resto.
Nondimeno, non provo invidia, bensì solo curiosità, di ingente quantità, lo ammetto, ma cercate di capirmi.
Loro sono la mia famiglia, tutto ciò che ho davanti agli occhi e al cuore.
Il signore che di recente ha deciso di avere più peli sul visto che sul capo osserva lo scorrere degli eventi con una risoluzione migliore della donna con meno pieghe sul viso, tra le due, ma trattasi di clamorosa vittoria di Pirro nella disfida tra differenti, illusorie percezioni dell’universo.
D’altra parte, ditemi voi se non sa di ingannevole il convincimento di poter comprendere le ragioni dell’essere viaggiando perennemente da seduti.
Il maschio dalle gote ancora glabre, ma non per questo risparmiate da misteriose protuberanze di sospetta natura vulcanica, rimira il tempo mentre gli scivola via dal petto tramite dita che frenetiche percuotono i tasti del comando.
Tanto è solo un gioco, dicono.
Quando scorgerò di nuovo sul suo volto il sorriso che mostrò il giorno che si ritrovò tra le mani il primo pallone, sarò d’accordo.
Perché quello sì, che l’ho invidiato.
Li vedo, come allora, anche oggi.
Io li vedo.
La mia famiglia, o forse è il contrario.
Dicono che dipenda da dove guardi il mondo.
Sarà, per me quel che davvero conta, è attraverso cosa.
E malgrado il vetro dell’acquario in cui trascorro i miei giorni, nel quale fantastico di essere il re del mare.
Io, sottovalutato pesciolino.
Sono felice di guardare ancora loro e, soprattutto, il mondo che manca.
Attraverso i miei occhi.


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